Nel post di domenica, Il sabato sera ai tempi del web 2.0, ho raccontato come la nostra vita quotidiana sia cambiata a causa dell’enorme influenza dei social media. Oggi voglio descrivere il cambiamento avvenuto nella nostra cultura personale, nei nostri interessi, nel modo in cui li coltiviamo.
La società odierna, in particolar modo internet, ci ha fornito un’infinita mole di possibilità. Possiamo interessarci a tutto, possiamo fare tutto in ambito culturale: film, corti, mix-tape, blog, video d’animazione, foto, grafica e design. Ma noi, la generazione che è cresciuta evolvendosi assieme all’informatica, quindi anche la rete, come abbiamo reagito ciò? Come ne siamo stati influenzati?
Sicuramente, date queste infinite possibilità, facciamo più fatica a scegliere. Se puoi ascoltare tutta la musica possibile ascolti anche ciò che normalmente non potresti. Ciò che prima non ascoltavi sulla fiducia, adesso ascolti anche per semplice curiosità. L’intellettuale si interessa anche al trash, l’utente medio magari affina i propri gusti. Resta di fatto che ti senti perso, sommerso dalla conoscenza di ogni cosa possibile. Non hai il tempo materiale per conoscere il Tutto, devi per forza selezionare.
Comunque sia ti crei una tua cultura in ogni ambito: cinema, televisione, musica, informazione. Magari non hai una conoscenza spasmodica di ogni campo, ma sei comunque capace di descrivere i tuoi criteri per la selezione di un prodotto culturale. Hai sempre da dire un paio di film che maggiormente adori, possiedi delle informazioni, magari futili, ma comunque ne hai. Lo stesso vale per gli altri campi. Così l’identità sociale è più varia, un determinato individuo viene associato ad una determinata cerchia sociale. Cerchia che non viene determinata da reddito o classe sociale, ma dalla propria cultura. Basta avere un computer ed internet per ascoltare ogni cosa possibile, e nella società occidentale sono due cose molto comuni. Questo ci porta spezzo ad avere quella che io chiamo “cultura aperitivo”. Conosciamo tante cose ma nessuna in profondità, sui nostri browser apriamo mille schede, su di una stiamo caricando un video su You Tube, su di un’altra stiamo ascoltando un mix su Soundcloud, in una guardiamo una raccolta di meme, leggiamo la recensione di un film o molto più probabilmente di un telefilm, leggiamo una notizia, chattiamo con amici su Facebook. Forse è stata anche la nuova possibilità di aprire più schede sul nostro browser a portarci a questo.
Ma la fame di conoscenza per alcuni individui è più forte, essi cercano di essere unici. Più cerchi d’esserlo, in ambito di propria cultura, più interessi devi avere. Meno ne hai più è facile che trovi altri uguali a te. Qual’è il soggetto sociale che possiede più interessi e che sono più vari?
Ma ovviamente l’indie signori miei. L’indie è colui che ha maggiormente subito questa modificazione della società. Esso sguazza nella rete alla ricerca di cose nuove, ma allo stesso tempo ne è la maggiore vittima. La sua continua ricerca di unicità lo porta ad essere maggiormente succube della rete. L’uno non esiste senza l’altro.
L’immaginario dell’indie è il maggiormente esteso. Ci sono film indie, vestiti indie, musica indie, serie tv indie, libri indie. Le altre sottoculture non hanno questa ampiezza culturale. Questo aspetto si riflette anche nei magazine, siano essi sulla rete che cartacei. Oramai i magazine esplorano ogni ambito della cultura. Vi propongono della musica, dei film, delle serie tv, dei vestiti, dei servizi d’informazione, dei viaggi, dei libri, dei fumetti, dei videogiochi, dei punti di vista. E data l’infinita mole di possibilità si è portati a seguire i dettami di questi magazine, essi sono i nostri selezionatori (pensate a Xl de La Repubblica, Vice o Il Mucchio). Quello che cambia da magazine a magazine è il tono, il punto di vista con cui si analizzano determinati aspetti della società/cultura. Stiamo per affogare nel mare della conoscenza ed un magazine cool-fresh viene a salvarci.