La parola gossip trae le sue origini dall’espressione anglosassone to go sip, usata in politica quando i “capi” mandavano i propri assistenti al bar allo scopo di bere e ascoltare le chiacchiere degli avventori. Quello del gossip, tuttavia, è un fenomeno antichissimo che volendo si può far risalire a Dante nella sua Commedia Divina. Pensiamoci: l’opera del sommo poeta italico è una sorta di tabloid scandalistico (l’amore infedele di Paolo e Francesca ne era uno scoop sensazionale) diviso in tre settori. Dante, infatti, accompagnato dal fedele Virgilio, cerchio dopo cerchio, incontra noti personaggi del presente e del suo passato che a suo giudizio erano da inserire in un girone o in un altro a seconda delle colpe di cui si erano macchiati. Come avrebbe reagito Pluto ad essere inserito nel girone degli avari? E Maometto a vedersi in quello dei seminatori di discordia? O ancora: Achille nel girone dei traditori?
All’epoca di Dante, ovviamente, non esisteva la querela.
Oggi il re del gossip e del “vippismo” è Roberto D’Agostino che con il suo Dagospia vanta oltre 200mila accessi al giorno. E di querele ne ha prese ad libitum. I personaggi del mondo della politica, dell’economia e dello spettacolo, presi plurisettimanalmente di mira da D’Agostino – da Rigor Montis al Banana, passando per Gian menefrego e Giorgio Banalitano – non sempre si sono dimostrati “tolleranti” e dotati di autoironia. La querela, però, in alcuni casi è solo un fatto dovuto perchè diciamolo: finire nel mirino di Dagospia è uno status symbol. Come avere la scorta: è un privilegio concesso a molti…ma non a tutti.