Una panchina, un libroGrecia: il paese più affamato

Morris Wescott, Appartamento ad Atene, Adelphi, 2003 Nei giorni in cui il mondo ha aspettato con trepidazione l’esito di elezioni dove il popolo greco è stato chiamato a confermare la propria volo...

Morris Wescott, Appartamento ad Atene, Adelphi, 2003

Nei giorni in cui il mondo ha aspettato con trepidazione l’esito di elezioni dove il popolo greco è stato chiamato a confermare la propria volontà di sopportare i grandi sacrifici dell’austerity imposta dalla troika, mi chiedo quanti, fra i greci più anziani, siano tornati con la memoria al 1942, l’anno in cui Time Magazine, il 9 febbraio, titolava Grecia: il paese più affamato:
Con la fame le potenze dell’Asse sono riuscite nell’impresa che non sarebbe stata possibile con nessuna altra arma – piegare l’ostinazione del popolo Greco. L’odio non sprigiona più dagli occhi dei greci affamati ; non c’è posto per l’odio in esistenze che non sono altro che una lunga e disperata ricerca del cibo. Il governo greco ha implorato quello turco per ottenere vettovaglie. Un funzionario greco dichiara : “ Non chiediamo cibo che i turchi mangerebbero, ma quello che si rifiutano di mangiare.”

Atene era occupata dai tedeschi. I greci, dopo aver caparbiamente resistito alle forze italiane, avevano dovuto capitolare di fronte all’esercito nazista. La città venne sistematicamente spogliata di qualsiasi risorsa, innanzitutto alimentare:
Il pane costava 15 dollari al pezzo ad Atene la scorsa settimana e non c’era più pane. Non c’erano patate, fichi, uva, pomodori. In sostanza, c’era la fame. Vedere uomini e donne deperiti cascare per la strada era così normale che nessuno ci faceva caso.

Lo scrittore americano Morris Wescott ambienta in questo tragico contesto il romanzo Appartamento ad Atene, pubblicato nel 1945. Potrebbe essere una pièce teatrale, tutta giocata sull’esplorazione della psiche di personaggi, la famiglia Helianos, costretti claustrofobicamente in condizioni “estreme”.

Fuori dalla casa in cui vivono è di scena una tragedia nazionale a cui Wescott fa occasionalmente riferimento , con accenti non retorici, che però rivelano particolari agghiaccianti:
La Croce Rossa non aveva abbastanza latte né abbastanza medicine per tutti. Si era quindi deciso di scegliere in ogni famiglia il bambino più sano e di concentrarsi su quello, il bambino che aveva più probabilità di sopravvivere.

Ma l’occhio dello scrittore è tutto rivolto all’interno dell’appartamento dove gli Helianos, marito, moglie e due figli (il terzo è morto in guerra) appartenenti a una borghesia ateniese solida sia dal punto di vista economico che culturale, vivono il dramma che li circonda in modo molto particolare.

Nel loro appartamento , requisito dalle truppe naziste , si è installato il maggiore tedesco Kalter. Sul piano della pura sussistenza ciò parrebbe un vantaggio, perché la famiglia può far tesoro – seppure di straforo e a proprio rischio e pericolo – di qualche avanzo del cibo che ogni giorno viene riservato al loro ospite. Ma la coabitazione con Kalter comporta per gli Helianos pressioni pesantissime dal punto di vista psicologico. La violenza, soprattutto verbale, ma anche fisica, cui il maggiore li sottopone, riduce la coppia ed i figli ad uno stato di totale asservimento. L’aria è irrespirabile, marito e moglie sono dominati dall’assillo di come comportarsi con Kalter e le sue intemperanze.

Wescott segue attentamente il disfacimento interiore dei suoi personaggi, la loro perdita di dignità, il loro piegarsi alle pretese più umilianti. Poi come un ricercatore di laboratorio che, dopo aver introdotto nella gabbia delle cavie un elemento di grave disturbo, lo rimuove per osservare le reazioni, lo scrittore toglie temporaneamente dalla scena Kalter, che rientra in Germania per due settimane. E le conseguenze sullo stato d’animo degli Helianos non sono affatto scontate. Altrettanto inaspettate e individuali sono le loro reazioni al rientro del maggiore, che appare ammansito, stranamente incline al dialogo, quasi bisognoso di parlare.

Ma quando, alla conclusione del libro, diventa evidente l’immutabilità del fanatismo del nazista, la sua disumanità, la sua acritica convinzione nella predestinazione del popolo tedesco a governare il mondo, per ogni componente della famiglia, persino la piccola Neda, affetta da disabilità psichica, si completa una profonda trasformazione interiore, un rinsaldarsi dell’animo intorno a valori più profondi della mera sopravvivenza – valori in passato nascosti per opportunità, ma riportati a galla con nuova consapevolezza.

Appartamento ad Atene è un romanzo tutto giocato sull’introspezione, sull’analisi attenta del mondo interiore dei personaggi. Ma lo stile narrativo malgrado l’ambiente asfittico e immobile, ha una dinamica da thriller che aggancia il lettore dalla prima pagina all’ultima.

Wescott è morto nel 1987 dopo aver vissuto in Germania nei primi anni Venti e in Francia sino al 1933 nella cerchia di espatriati americani i cui più noti rappresentanti furono Gertrude Stein e Ernest Hemingway. Scrisse solo due romanzi: Il Falco Pellegrino nel 1940 e poi Appartamento ad Atene, che, dopo un grande successo iniziale, venne dimenticato per oltre trent’anni. Nel 2003 Adelphi l’ha riesumato pubblicando la traduzione italiana – oggi quasi introvabile in libreria- e successivamente, nel 2004, è stato finalmente ristampato anche negli Stati Uniti. Chissà che, di questi tempi, non si decida per una nuova ristampa, in omaggio a un popolo che, dopo aver molto sofferto, è tornato a soffrire ancora.

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