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Bari – I “treni persi” da Trenitalia? Li prendono i privati. La notizia è che dal prossimo 11 luglio sarà la piemontese “Arenaways” a collegare tre volte a settimana Torino e Bari con un notturno, con tanto di possibilità di portarsi anche l’auto al seguito. E nei giorni scorsi l’assessore regionale ai Trasporti Guglielmo Minervini ha incontrato a Roma anche i vertici di Ntv, la società di Luca Cordero di Montezemolo, un altro che, nonostante il tentativo di usare il think thank Italiafutura come testa d’ariete per l’Opa sui moderati, il treno rischia di perderlo davvero, ma quello è un altro treno e rischiamo di divagare.
Quello in questione è Italo, lanciato con il fido Della Valle e che non pochi problemi sta dando a Trenitalia, certo ampiamente aiutato dal non proprio idilliaco rapporto che l’azienda ha con le Regioni in quanto ad offerta e copertura dei servizi. “O si aumentano le tariffe o i contributi oppure non si può andare avanti. Non so cosa farà l’Authority. L’unica cosa che possiamo fare noi è interrompere il servizio, cosa che comporta una denuncia. Ci denuncino pure e poi vediamo cosa succede”, aveva tuonano netto contro il Governo l’ad Moretti, alla presentazione degli orari estivi, ma il superministro Passera era parso tutt’altro che impensierito: “Di treni locali ci stiamo occupando già abbastanza”, aveva tagliato corto, auspicando la riorganizzazione del sistema.
Il sistema, appunto. Un dossier targato Puglia aveva provato a sparigliare le carte, cercandone sprechi, falle e defaillances, in primis mettendo ordine nell’offerta. “Il contratto universale, più che riorganizzare il sistema per rispondere meglio alle offerte è la mappa dei rapporti di forza delle rappresentazioni istituzionali nel territorio“, aveva attaccato l’assessore pugliese. La differenza sta nel fatto che il servizio “a mercato”, prevede costi sono sostenuti dai ricavi di Trenitalia, mentre quello “Universale” è garantito dallo Stato. Basta dare un’occhiata per cogliere che sulla tratta Ventimiglia-Milano, ad esempio, di circa 280 chilometri, ci siano 10 coppie di treni al giorno, molti di più di quanti non ce ne siano nella tratta da Lecce o da Bari fino a Bologna e con tanto di numerose duplicazioni e sovrapposizione rispetto ai treni dell’offerta “a mercato”. Senza contare che di mezzo c’è anche il cosiddetto “hub & Spoke”, che impone la fermata obbligatoria per i treni di notte a Roma (per la direttrice tirrenica) e a Bologna (per la Adriatica).
La risposta di Trenitalia, almeno per il tacco dello stivale, è stata “timida”, sempre ad usare la difinizione di Minervini: “Mentre da un lato riporta due treni notturni direttamente a Milano, taglia un Lecce-Bologna e attiva un Frecciargento diurno Lecce-Venezia” E così finisce che i treni notte sull’Adriatica, già tagliati in occasione del cambio orario di dicembre, passano da 8 a 6, di cui 4 diretti tra Lecce e Milano. Il ritorno dei notturni? Nemmeno a dirlo, e va peggio a Taranto dove la soluzione tampone è un bus navetta. Per chi volesse raggiungere Milano da Taranto, infatti, la navetta parte dalla città jonica alle 19.40 e arriva a Bari alle 21.10. Qui, alle 21.36 è possibile prendere il treno partito da Lecce alle 19.55. Non a caso dalla Regione sono pronti a chiedere ad “Arenaways” di allungare il percorso fino al capoluogo jonico.
I rossi treni dell’ex presidente di Confindustria, invece, punteranno a concorrere sulla proposta diurna, anche se è presto per dire se i convogli arriveranno a Venezia oppure si fermeranno a Bologna. Certo è che dal 2014 termina l’affidamento diretto a Trenitalia, il sistema trasportistico regionale viene messo a gara e, vista così, appare più che verosimile che, tanto i piemontesi di Arenaways, quanto i competitors dell’ Ntv si daranno da fare per partecipare ai bandi.
Nel frattempo a Roma, secondo le malelingue, si sono già portati avanti con la competizione e l’ex numero uno di Fiat non ha preso per nulla bene la cancellata alta 2 metri che separa il centro servizi e la biglietteria dal binario sul quale sosta “Italo” nell’Air Terminal Ostiense, con conseguente passeggiata di circa 300-400 metri in più per gli eventuali avventori: “Quelle sbarre sono il triste emblema di chi cerca di investire in Italia”, attacca a testa bassa Montezemolo. Quando si dice la concorrenza.