di Simon F. Di Rupo
LA TRAMA (DI GETTO)
Certo che l’Europeo ci distrae dalla crisi. Semplicemente perché fra danno economico e guadagno epico è sempre scaturito il meglio di quell’Occidente che sin dagli albori vuol dire “tramonto”. Occidente vuol dire Tramonto. E così Tremonti, fino a Monti. Ci toglieranno le lettere ma non ci toglieranno l’idiozia. La Germania ha voluto fino in fondo il suo aspetto compunto e rigoroso, e giusto un rigore sul finale è riuscita ad ottenere. Perché è sempre il rigore alla fine che fa la differenza sui numeri. Ma quel maledetto cuore a cui tutti si appellano quando si parla d’Italia, nemmeno si sa più cos’è, fatto sta che vince, e fa dimenticare la spazzatura. Quella stessa spazzatura che gli inglesi nei social network ci hanno sparato via link il giorno seguente la loro sconfitta per mano nostra; quella stessa spazzatura che Goethe non conobbe a Napoli nel suo viaggio in Italia: «Napoli è un paradiso! Si vive in una specie di ebrezza e di oblio di se stesso!», dice l’autore del Faust. Quella ebrezza combinata all’oblio di noi stessi è quella qualità scema e intelligente al contempo che ci fa passare i giorni pre-europeo a cavallo dell’omofobia e del disprezzo verso il Balotelli addormentato alla prima gara; infatti l’effeminato Montolivo e l’oscuro/lo scuro Balotelli ci portano sul due zero in men che non si dica con un’azione magistrale, complice lo spread fra i centrali tedeschi. Tutto ciò mentre la Germania che si beava di poter sentirsi moderna con l’inaudito permesso di sesso, mogli, internet nel ritiro, non può che soccombere sotto le ali dell’entusiasmo delinquente e politicamente impossibile della nostra compagine che scopa, delinque e usa internet male dopo quindici minuti dalla morte di Adamo e la sua ragazza. Facciamo schifo, i nostri tifosi sugli spalti sono perlopiù mancati scarti di galera e i giocatori che entrano in campo sono gente come Diamanti, che già forte del suo cognome, alla vista del Terzo Reich, si mette il bracciale d’oro nelle mutande a comporre la sagra dei gioielli di famiglia con istinto veterotestamentario ancestrale; Prandelli è un mix virtuoso fra Noè e Mosè e nel tabellino dei gol siamo la nazionale del tizio scuro e nervoso che ascolta tale hiphipopettaro “Drake”, di certo non il Nick Drake che forse avrebbe fatto un concept album sul Montolivo piangente, Featuring Caravaggio nel suo periodo gay friendly. L’Italia che vince e ci diverte è così, è assurda, piena, finalmente, di veri pazzi patentati, di gente con i piedi e con la testa che corre oltre i limiti del tempo e dello spazio, quello che serve per dimenticarci la riunione di Monti con la Merkel o perlomeno il privilegio di non capire i contenuti del loro incontro. Lo scontro fra logos economico dei politici canuti e mito epico calcistico dei giovani zeppi di addominali ci riporta all’alba di una civiltà che, in tutta sincerità, ha del tutto bisogno di riconsiderarsi capace di emozioni sciocche come solo lo sport ad alti livelli è in grado di darci, alla faccia di tutte le signorine anticalcio che bazzicano nei social network chiedendo di fronte ad Omero il perché non abbia citato Dante o l’enciclica di un sacerdote tedesco scarso in difesa come in attacco. Se solo la cultura della forza e della docta ignorantia non ci abbandonerà, saremo noi a mettere i puntini sulla “i” all’Europeo. Il puntino sulla “i” dei P.I.G.S. siamo noi, e nella Fattoria degli Animali di Orwell, sono proprio i maiali a vincere. Non è una cosa assai elegante, ma non ce ne frega un cazzo. Siamo nati in Italì.
Scena madre
Tutti vogliamo fare sesso con Balotelli
Man of the match
Oswald Spengler
RVSP
Goethe, Viaggio in Italia