Dopo il partito della Nazione lanciato da Casini e quello “dei carini” (così definito da Crozza un possibile schieramento a guida montezemoliana), sìore e sìori, ecco a voi un altro partito che ancora non c’è ma che scalda gli animi di politologi e sedicenti tali: il partito di Gomorra.
Cari amici, la crisi economica incombe e non è questo il momento di cercar lavoro. Ma l’ora è propizia per creare un partito. Che sia credibile o meno, non è un problema. “Purchè se ne parili”, insomma.
Il partito di Gomorra – o di Repubblica, tanto fa lo stesso – sembra possa essere targato Eugenio Scalfari che, ben lontano dall’essere definito “il nuovo che avanza”, vuol lanciare Saviano in politica. Quel Roberto Saviano, giornalista-scrittore-autore tv (un factotum dell’intellighenzia), che se non apprezzi e non ne tessi le lodi sei un mafioso pure tu.
La politica, dunque, è in continuo mutamento. Nel panta rei dei politicanti dell’ultima ora mettere un comico al timone dell’Italia sembra già roba vecchia, quasi demodé. E se Saviano ha le carte in regola per candidarsi premier, è già pronta anche la squadra di governo. Concita De Gregorio e Fabio Fazio (come suggerisce Il Giornale) potrebbero essere buoni sostituti della Fornero e di Passera.
Resa dei conti a sinistra (come ha titolato La Padania) o semplice necessità di ricalcare il monito “nuovo a tutti i costi”?
Il povero Saviano, messo in mezzo, nega. Lui è uno scrittore, a chi mai può esser venuta la malsana idea di pensare ad una sua discesa in campo? E nega pure Scalfari dalle colonne di Repubblica, sostenendo che un’idea così strampalata può esser degna solo di Dagospia. Ma in matematica, si sa, due negazioni affermano. E allora non rimane altro che lanciare un’accorato appello al leader dell’oggi primo partito d’Italia. Pierluigi, ti prego, torna a far politica e risparmiaci Saviano. Lasciamo i comici sul palcoscenico, gli imprenditori a fare attività di impresa e gli scrittori a scrivere.