Adottiamoci tanto beneIn viaggio con Sofia

L’occasione è nata dal desiderio di andare a trovare la mia anziana nonna in un’altra città (“Quella nonna vecchissima”, l’ha poi ribattezzata Sofia senza tanti giri di parole). All’inizio pensavo...

L’occasione è nata dal desiderio di andare a trovare la mia anziana nonna in un’altra città (“Quella nonna vecchissima”, l’ha poi ribattezzata Sofia senza tanti giri di parole). All’inizio pensavo di andare da sola, ma poi mi sono detta “Perché non provare a spezzare l’incantesimo della trimurti e proporre un inedito formato 3+2?”. E così è cominciata la preparazione del gruppo all’esperimento. Con mio marito avevamo messo a punto la seguente strategia: proviamo a parlarne loro come di un’idea, se vediamo che le reazioni sono sproporzionate – pianti, musi, disperazioni, notti insonni – lasciamo perdere e ci riproviamo in un’altra occasione. Se invece reagiscono tranquillamente allora poi si fa (e non si torna indietro). Prima ne ho parlato con Sofia: “Vorresti venire con la mamma a trovare sua nonna, facciamo un piccolo viaggetto e poi torniamo?” Ovviamente la bimba era entusiasta, ma subito mi ha chiesto: “E Anna e Vladi?” “Restano con papà e ci aspettano”. Ad Anna ho invece detto che siccome dovevo partire, Sofia mi avrebbe fatto compagnia, “altrimenti la mamma da sola si annoia”. Lei, papà e Vladi sarebbero andati al mare insieme, e il giorno dopo saremmo stati di nuovo tutti a casa. Mi ha guardato in tralice, ma non ha protestato. Poi a cena, gliel’abbiamo ridetto a tutti e tre, e anche Vladi, che ascoltava, non si è scomposto.

E così, ripetendo ogni tanto le coordinate (senza che questo viaggio sembrasse una cosa meravigliosa, piuttosto una commissione, qualcosa da sbrigare), è arrivato il giorno della partenza. Sofia era eccitatissima, si è svegliata prestissimo senza lagne, ha preparato il suo zainetto e non vedeva l’ora di salire sul treno. Per lei era la prima volta (avevamo preso l’aereo, ma il treno lei non l’aveva mai visto), e guardarla mentre fissava incantata fuori dal finestrino è stato un vero spettacolo. Sono stati due giorni bellissimi: siamo andate dalla nonna, abbiamo guardato vecchie fotografie, abbiamo passeggiato insieme per la città, siamo andate a vedere il porto con le navi in partenza, abbiamo visitato il Duomo, mangiato un gelato al bar, chiacchierato del più e del meno. Tutte cose che quando siamo in cinque è praticamente impossibile fare, perché quello che va bene per una bambina di sei anni non va bene per uno di tre e un’altra di quattro. Per la prima volta siamo entrate insieme in un negozio a comprare dei vestitini nuovi. In genere è un’operazione che faccio da sola per tutti, altrimenti si diventa pazzi (ricordo ancora un pomeriggio con tutti e tre in un grande magazzino, mi sono stancata più in quella mezzora che se avessi fatto la maratona di New York). E invece lei si è provata le cose, io la aspettavo fuori dal camerino, si specchiava e si guardava come una bimba grande: “Ti piace mamma come mi sta?” Ho assaporato la meravigliosa sensazione di avere una figlia femmina, là dove nella vita di tutti i giorni – strattonata come sono di qua e di là – mi sembra di non avere il tempo per godermi ognuno di loro come vorrei.

Dall’altra parte della famiglia, il papà ha vissuto una gioia analoga: “Li avevo appena messi a letto, ma dopo un po’ si sono alzati e sono voluti stare nel lettone con me, abbiamo dormito abbracciati tutti e tre, aspettando la mamma”.

Quando siamo tornate è stata una festa, tutti che parlavano, raccontavano, si aggiornavano sull’accaduto. Sofia ha tirato fuori i regalini per i fratelli che avevamo comprato e ha spiegato loro come era fatto un treno: “È lungo lungo, e i bagni sono sporchissimi, e ci si puó anche mangiareee!!”.

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