Sulla pagina principale di oggi l’Internazionale mostra le immagini di alcuni ragazzi in posa nel proprio ambiente lavorativo. Chi fa il cuoco e chi lo spazzino, chi è una baby-sitter e chi lavora in un bar; tutte queste foto sono state scattate a giovani laureati. qual’è la notizia? Sono anni che i venticinquenni non riescono più a trovare gli impieghi per questa o quella professione, anzi oramai cambia poco se uno decide di frequentare facoltà “sicure” come Ingegneria o più a rischio come Lettere, non c’è più notizia. Avrei tanta voglia di chiedere ai soggetti di questo portfolio se oltre al danno c’è stata anche la beffa, davvero dopo aver terminato le scuole superiori desideravano frequentare quella facoltà o anch’esse sono risultate un compromesso fra desideri e mondo del lavoro?
Avevo quattordici anni quando fui posto per la prima volta di fronte al “mondo del lavoro”! Scegliere quale liceo o istituto tecnico frequentare sembrava la prima tappa irrimandabile del mio lungo lunghissimo percorso di preparazione, ma a cosa? Già allora accettavo i sacrifici come dovuti quando per fare qualche versione di latino in più trascurai la mia più grande passione, la musica. A diciannove pronunciare la parola conservatorio sembrava quasi da irresponsabili: ricordo che mamma appena vedeva un musicista elemosinare per strada coglieva l’occasione – nonostante amasse vedermi suonare – di ricordarmi che fine facessero gli anni di studio teorico in quegli istituti, un po’ come nel “piccolo Chopin” di Marco Masini.
Ed ora che sto per conseguire la laurea triennale in Ingegneria, con la passione ancora intatta per la musica, il cinema e la letteratura, ho imparato ad apprezzare le materie con cui ho contatto ogni giorno, quasi con lo stesso approccio con cui Manlio Sgalambro aveva confessato di non essersi iscritto alla facoltà di Filosofia perchè riusciva già ad apprezzarla e studiarla da solo.
Ma almeno ci deve essere qualche sicurezza che il mio sudore sia ricompensato, le mie fatiche non devono essere degli errori di calcolo perchè questo significherebbe, più che buttare a mare migliaia di euro, aver sprecato quegli speciali anni della tua vita dove basta volerlo e puoi diventare tutto.
E allora perchè il ministero non istituisce delle proiezioni periodiche sulle figure professionali richieste nei periodi di 5-10 anni? Il numero chiuso potrebbe servire ad evitare un eccessivo squilibrio in quelle facoltà sature dove c’è così tanta gente da sentirsi stupidi nello scoprire che di avere più possibilità facendo gli idraulici.
E’ inutile studiare statistica se di gente già laureata ed in attesa c’è la fila, è contro il nostro bene sacrificare le proprie passioni se è poi un mestiere di ripiego quello di cui ci dobbiamo accontentare.
ecco la notizia, nella prossima vita col cavolo che rinuncio al conservatorio!