Note rubate all’agricolturaLa lingua ai tempi del “Kolera”.

Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Italia, quando sorge il sole un accademico della crusca si ...

Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa.
Ogni mattina in Italia, quando sorge il sole un accademico della crusca si sveglia, sa che se accede ad un social network gli verrà un attacco di cuore.
Ogni mattina non tanto in Africa quanto in Italia, non importa che tu sia un accademico della crusca o una gazzella, l’importante è che usi le vocali.

Se anche voi appartenete a quella classe di persone che in prima elementare cantavano canzoncine sulle cinque vocali, oggi questo mondo inizia a farvi un po’ paura. Magari avete attraversato quella fase giovane in cui i messaggini sul cellulare la facevano da padrone: avete giocato ad abbreviare l’abbreviabile in virtù del dio “centosessantacaratteri” e la punteggiatura era un optional che poteva costarvi quanto la richiesta degli interni in mogano nella vostra nuova auto.
Ebbene a tutto questo avete posto fine.

La comunicazione per sms ha lasciato spazio a mail, chat, blog e anche le rudimentali scritte sui muri, fossero dediche o anatemi, si sono spostate sui “social wall” dove, ad esclusione del rigidissimo Twitter, lo spazio c’è eccome!
La lingua cambia nel tempo, si sa, i cambiamenti vanno compresi e non demonizzati, ma io non sono ancora pronta per porre fine alla vita dell’armonica “c” a favore di una più severa “k”, e non mi riferisco ai giochi di parole, quanto alla più totale invasione della seconda in ogni frase formulata con più o meno criterio.

Ci sono giorni in cui guardando le vostre bacheche, avete l’impressione che una qualche organizzazione russa si sia infiltrata in suolo italiano o magari non capite perché i vostri amici sentano l’urgenza di comunicarvi il loro codice fiscale.
Vagate bisognosi di comprensione tra sigle: iniziate a urlare che “sì”, costasse anche 100 euro, comprate una vocale. Guardate inermi l’avanzata di armate di puntini di sospensione seguiti, senza alcuna logica, da orgie di punti esclamativi e interrogativi. In barba ad ogni ragionevole regola della netiquette, il maiuscolo regna sovrano e vi viene voglia di urlare dentro quelle teste ventose per vendicarvi.

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Si, lo ben so, tutto lo scibile linguistico è coinvolto e anche la ribellione oggi è resa difficile.
Provate a “correggere” un amico o un conoscente, non passerà molto che verrete etichettati come “grammar nazi”. La realtà è che oggi la comunicazione web dell’italiano medio non è contestabile nella sua “spontaneità” e poco importa se l’italiano prende la forma di una lingua pidgin, l’importante è che vi sforzate, cogliete il senso, perché le parole di fondo non sono più tanto importanti.