Molto spesso sentiamo dire che lo sviluppo della banda larga può essere di fondamentale importanza per la crescita economica, ma anche culturale, dell’Italia; l’e-commerce, l’e-Government, l’e-learning e le semplificazioni amministrative tutte, non attendono altro. Ma se restassimo sempre in attesa dei finanziamenti pubblici, o degli investimenti privati degli operatori delle telecomunicazioni, potremmo rimanere al palo per ancora molto tempo. L’alternativa per una costruzione di una rete in fibra ottica, a larga banda -con piena copertura territoriale, completo switch-off del rame e totale eliminazione del digital divide − esiste ed è concreta. Organizzandosi dal basso, i cittadini potrebbero realizzare autonomamente la nuova rete di accesso e diventare proprietari del loro ultimo miglio.
Finchè l’ADSL sarà in grado di soddisfare le esigenze della clientela, Telecom & co. non saranno mai interessati a dare il via agli investimenti per una rete in fibra; che ricordiamolo, presenta molti vantaggi rispetto all’attuale rete in rame. La rete in fibra presenta infatti, una velocità di trasmissione molto maggiore, delle attenuazioni del segnale molto contenute e un’immunità ai disturbi elettromagnetici; dimensioni e peso possono essere più contenuti rispetto ai cavi in rame, non ci sono problemi di diafonia tra fibre adiacenti e c’è una grande resistenza a delle condizioni climatiche avverse.
Come organizzarsi e dove prendere il denaro? Semplice. I cittadini del medesimo quartiere, o dello stesso isolato, migreranno all’unisono dal rame in fibra, consorziandosi per questo specifico progetto. Ai comuni toccherà il ruolo di coordinamento generale e di gestione del territorio, inserendosi nelle eventuali inadempienze di Stato e Regioni, a cui spetteranno il compito di definire un quadro normativo, cercando in ogni modo di ridurre i vincoli burocratici. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, i soldi verranno presi dal canone che attualmente paghiamo per l’ultimo miglio in rame: 180 euro/anno per ogni utente, di cui 30 euro da destinare in spese di manuntenzione (cifre fornite dalla Telecom stessa, quindi di meno e non di più) e 150 euro da spendere in investimenti, che moltiplicato per 20 milioni di utenti (tra famiglie ed imprese) fanno 3 miliardi l’anno. Pagando subito 600 euro e smettendo di pagare il canone, oppure dilazionando la spesa in 4-5 anni. Data la chiara provenienza di questo denaro, sarebbe un furto se non fosse di nostra proprietà. Un nostro nuovo bene comune, la nostra rete in fibra.
Il progettista elettronico e consulente di business che ha avanzato questa proposta, Alfredo Bregni, descrive argutamente la soluzione del passaggio dall’affitto del rame all’acquisto della fibra ottica: “Oggi si paga l’affitto di una capanna. Domani si paga il mutuo di un attico. Un mutuo che dura solo 5 anni“. Ed effettivamente, il costo totale dell’investimento con copertura totale e quindi con l’eliminazione del digital divide, s’aggira intorno ai 15 miliardi, per cui trascorsi 5 anni, gli utenti pagherebbero solo i costi di manuntenzione (30 euro l’anno), o volendo, potrebbero destinare quei 150 euro/annui verso altre importanti iniziative: per esempio, si può mettere in sicurezza idrogeologica e sismica, l’intero territorio, visto le difficoltà incontrate da molte zone in questi periodi. Liberare risorse economiche e destinarle dove occorre di più sarebbe una grandissima opportunità.
Con una rete interamente in fibra si potrà aprire il wifi per l’interesse pubblico: La copertura wi-fi sarebbe messa a disposizione dai privati, gratuitamente e senza vincoli se non quello della larghezza di banda prevista dal suo contratto. Dunque, connessione per tutti! Sparirebbero inoltre, le antenne dai tetti, in quanto il segnale TV può essere trasportato tranquillamente sulla fibra, e lo spettro televisivo si potrebbe utilizzare per altre cose.
“Sarebbe come non avere l’Autostrada del Sole e costruirla” continua Bregni. E allora resta da capire se noi cittadini vogliamo o no questa autostrada della comunicazione di nostra proprietà e non più di alcun operatore. Il futuro della Rete, delle comunicazioni nel senso più ampio, ed anche della democrazia del Paese, dipende da noi. Senza la nostra volontà, nulla di tutto questo sarà possibile, e resteremo vincolati agli interessi privati di pochi.
Ulteriori approfondimenti sull’argomento sono reperibili nel gruppo Facebook: Dare la fibra di accesso in proprietà all’utente , oppure su http://www.ybnd.eu/docs/Fibra_cittadini.pdf e http://www.ybnd.eu/docs/Citizens_fiber.pdf