Il BureauL’arte perduta di passare il turno

di Luca Riposati LA TRAMA Curiosamente, quello che agli occhi del mondo è evidentemente il Derby della Fame Atavica, si gioca con la mente rivolta al biscotto. Interessantissima a livello antrop...

di Luca Riposati

LA TRAMA
Curiosamente, quello che agli occhi del mondo è evidentemente il Derby della Fame Atavica, si gioca con la mente rivolta al biscotto. Interessantissima a livello antropologico questa sfida tra “gli italiani del nord” e gli “irlandesi del Mediterraneo”: a parte il fatto di essere dei morti di fame, il mondo attribuisce ai due popoli la bella caratteristica del “cuore grande così”. Ma secoli di angherie e soprusi ci hanno influenzato diversamente. Mentre la birra ha fomentato negli irlandesi una certa genuina combattività da pub, la comunque moderata assunzione di vino durante i pasti, ha affinato la furbizia e l’infingardia degli italiani. In pratica loro si difendono mulinando i pugni in piedi sul bancone del pub, mentre noi, avvelenati, ma non obnubilati dalla fame e dall’alcohol, siamo diventati dei mariuoli di fino, maestri di cappa e spada.

Spesso e volentieri ce le siamo date sui denti, attizzati in una guerra tra poveri, gli uni contro gli altri, dalle potenze straniere:- Ehi irlandesi, lo sapere che gli italiani vi hanno fregato il tricolore e dicono che siete dei codardi? E vi si scopano le sorelle e poi vanno a vantarsi al bar e sapete come chiamano le vostre donne? SEMAFORI, perché c’avete gli occhi verdi e i capelli rossi! Che stronzi. Qualcuno dovrebbe dargli una lezione.- Italiani, l’altro giorno un amico di un amico del compare di mio cugino mi ha detto che molto probabilmente alcuni irlandesi hanno detto che San Patrizio è meglio di Sant’Antonio. E che ci avete la mamma puttana.

Se l’opinione del mondo che ho non è del tutto sballata, dunque, oggi, questa sfida a perdere tra italiani e irlandesi dovrebbe avere un seguito di qualche centinaio di milioni di protestanti, allupati dall’idea di vederci combattere, come ai tempi di Gangs of New York, per un tozzo di pane.

Nell’angolo verde i Tori d’Irlanda, che scalpitano di lottare, come sempre, per non perdere tutto. Di giocare per vincere qualcosa, manco per niente: qua l’obiettivo massimo è non essere le ultime merde del mondo.Nell’angolo Blu, i Galletti impomatati, i gagà truffaldini, che tenteranno anche quest’anno di difendere la corona di “Squadra che passa il turno con la minore dignità possibile”.

L’Italia parte con il cuore gonfio di volontà (che non accada niente di brusco) e di speranza (che la Spagna la qualifichi battendo la Croazia). Abilissima la compagine di Prandelli nel mascherare i propri difetti: incapace di segnare, smette furbescamente di provarci. Irlandesi nel panico più totale: nonostante abbiano sgozzato molti capretti per ingraziarsi San Patrizio, in una botta di paganesimo di ritorno (mai sopito, vale per tutti i cattolici del mondo), le sorde bestemmie degli italiani sembrano vanificare l’aura del santo. Poi l’Italia segna un gol con il Codardo Cassano, il tiro manco tocca il fondo della rete, giusto per non farci godere neanche il minimo sindacale.

E così la partita prosegue in pantomima. Gli irlandesi sono una manica di incapaci che devono fare la parte degli orgogliosi. Quindi si limitano a inseguire la palla con veemenza e a fare l’espressione corrucciata ma leale. Gli italiani sembrano più compassati: ma dentro di loro alberga la risposta. Non sembra, ma loro sanno esattamente cosa fare, forse hanno addirittura un piano. Che però deve suonare come:
«Va’ bbuò paisà, scennemm’ int’ o’ camp,ca qualcosa succede, adda passa’ a nuttata.Mo’ te pare ca non passiamo o’ turno, ah ee? Avete mettuta in coppa a la capa a’ brillantina? Iamme. E non vi inculate l’asciugamani, che qua sta tutto contato e famm’ e figure e’ merda. Pigliate solo e’ saponette.»

Meanwhile, in the real world:la Spagna segna, Balotelli segna, l’Italia passa. C’est la vie.

La scena madre
Balotelli segna uno dei gol più belli e importanti della storia della Nazionale, come se niente fosse, e sembra non rendersi conto di niente.

Man of the match
Siamo passati con un gol, dunque vale il primo che segna, quello schifoso di Cassano.

RVSP
Gangs of New York

PAGELLE

Buffon 5: faccia butterata, disimpegni fantasiosi e sempre sull’orlo di una imminente crisi nervosa, non sbrocca abbastanza per lasciarci in dieci, e quindi farci stravincere.

Abate 7: era facile, bastava mettere ad uno un numero da ala sulla schiena: forza dell’autosuggestione, si crede Beckham. Poi crossa.

Barzagli 5.5: sente la mancanza di Fecchia, Santodio e Frenghieri. Itaglianamente gonfia il petto, a frittate già fatte.

Chiellini 6: Frankestein fatto da pezzi di difensori morti, si aggira per il campo scambiando il numero 2 dell’Irlanda per il suo creatore. Altrimenti non si capisce perché lo sta sempre a cercare sulle palle inattive.

Balzaretti 5.5 : non è da tutti passare dalla goffaggine di un malriuscito placcaggio à la Fantozzi su un irlandese al modo elegante con cui si sistema l’acconciatura. Le signorine prendano esempio.

Pirlo 6: bene, bravo. No sul serio, bravissimo. Ad avercene, però, che cazzo TIRAAAAA.

Marchisio 5.5: gioca vicino a De Rossi e viene conteggiato dall’orribile morbo del sacrificio. Sintomi: mascherare una prestazione poco propositiva dietro la scusa di aver difeso.

De Rossi 5.5: porta palla, non troppo velocemente e perde puntualmente l’attimo nel dettare il passaggio, perché, poveraccio non ritrova Totti. Colpa di Prandelli che non l’ha convocato.

Thiago Motta 10: splendido nella parte: oscura la pur importante interpretazione di Hilary Swank dell’atleta paralizzato dal collo in giù.

Cassano 0: subito spiegato il voto. Lui è come il protagonista del racconto di Hemingway “La Breve Vita di Francis Macomber”. In nazionale, non tira, perché se tira, può sbagliare, e se sbaglia, poi è colpa sua. Vigliacco. Come Macomber, messo alle strette, si fa sbattere la palla in testa perché proprio non poteva fare altro.

Di Natale 6: non è colpa sua, vittima di una generazione di compagni venuti su a videogiochi di calcio, in cui era sufficiente passarla rasoterra all’attaccante e poi premere quadrato, prima o poi qualcosa succedeva.

Balotelli 10: perché fa uno dei dieci gol più belli della storia della nazionale. Fanculo.

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