FlashforwardLe intermittenze della morte

Dobbiamo rassegnarci all’immortalità del nostro corpo. Non c’è niente da fare. Pezzo a pezzo tutto il nostro corpo sarà completamente sostituibile. Giorno dopo giorno giungono notizie di nuove ...

Dobbiamo rassegnarci all’immortalità del nostro corpo. Non c’è niente da fare. Pezzo a pezzo tutto il nostro corpo sarà completamente sostituibile. Giorno dopo giorno giungono notizie di nuove protesi e di nuovi dispositivi per sostituire le parti, esterne e interne, del nostro corpo che sono danneggiate per traumi, obsolescenza o malattie. Morire e invecchiare sono due peccati mortali per l’uomo contemporaneo, ma il primo dei due sarà sconfitto entro fine secolo. La resurrezione dei corpi sarà superata dal fatto che i nostri corpi saranno eterni già in questo mondo. Certo non i nostri corpi originali. Ma corpi che saranno il frutto di continui innesti artificiali e il risultato non sarà nient’affatto peggio dei corpi fatti di carne e ossa in dotazione alla nascita. Considerando poi che entro fine secolo ci saranno a spasso cyborg senzienti di origine totalmente artificiale, la popolazione del nostro mondo sarà molto diversa da oggi.

Alla lunga saremo tutti vivi. Per esserlo non dovremo affidarci a società come la ALCOR, una organizzazione no profit che iberna i corpi delle persone una volta decedute per scongelarle nel futuro quando la medicina sarà in grado di riportarli in vita e riparare quei danni che li hanno condotti alla morte (http://www.alcor.org/ molto seventies!).

La notizia dell’immortalità prossima ventura porta con sé delle ombre. Il fatto che alla lunga saremo tutti vivi invece che morti è un problema.

Se solo qualche mese fa il Fondo Monetario Internazionale ci ha avvertito delle implicazioni della sostenibilità del Welfare a causa del progressivo allungamento della vita (affrontabile allungando la soglia dell’età pensionabile) l’immortalità dei corpi pone definitivamente la questione del sovraffollamento. Anche supponendo che il nuovo genere umano si alimenterà diversamente da oggi, e quindi le preoccupazioni di Malthus

(http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Robert_Malthus) sul fatto che “bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente”, saranno agro-bio-tecnologicamente superabili, resterà comunque il problema di dove stoccare tutti questi corpi.

Il tema dell’immortalità da sempre accompagna l’uomo. Troviamo insopportabile che quello che percepiamo così vividamente con nostri sensi, che ricordiamo con la nostra memoria, che viviamo con le nostre emozioni scompaia per sempre. Abbiamo inventato la religione, l’arte, la scienza ma moriamo lo stesso.

Anche nella cultura popolare attuale abbondano i temi dell’immortalità e delle vie deteriori per ottenerla. Si pensi al rinnovato interesse, per la verità mai totalmente sopito, per i vampiri. Film come Let me in (http://it.wikipedia.org/wiki/Blood_Story remake USA dello svedese Låt den rätte komma http://it.wikipedia.org/wiki/Lasciami_entrare_%28film%29) o la saga di Twilight (http://it.wikipedia.org/wiki/Twilight_%28film_2008%29) solo per citarne alcuni (chi si ricorda Highlander degli anni ’80? http://it.wikipedia.org/wiki/Highlander_-_L%27ultimo_immortale). L’immortalità del vampiro è a scapito della costante sete di sangue (fluido vermiglio che per antonomasia rappresenta la vita).

L’abbondante produzione di fiction sugli zombie può essere intrepretata come una acida proiezione dell’ansia e della paura del sovraffollamento. In questi film e fumetti, infatti, si vedono orde di lenti e sgraziati corpi che attaccano e mangiano gli umani (si vede l’ultima eccellente produzione The Walking Dead (http://it.wikipedia.org/wiki/The_Walking_Dead_%28serie_televisiva%29). Curiosamente anche gli zombie si “uccidono” ferendoli alla testa. Come a ricordarci che il motore delle azioni e la parte che rende unicamente umani è la testa: la sede del cervello. Solo quando il cervello muore anche gli zombi muoiono (come per noi del resto! http://it.wikipedia.org/wiki/Morte_cerebrale).

Al momento non appare ancora a portata di mano la sostituzione del cervello, l’alambicco dove si distilla l’anima (Marguerite Yourcenar, L’opera al nero). Il sogno di fare come il professor Shiba, il papà di Hiroshi che si trasforma in Jeeg Robot d’acciaio, il quale prima di morire ha costruito tutta la sua conoscenza e personalità, difficilmente sarà visibile da chi sta leggendo questo blog. (http://it.wikipedia.org/wiki/Jeeg_robot_d%27acciaio).

Stiamo facendo un lungo viaggio per l’immortalità (si veda Boncinelli e Sciarretta http://www.raffaellocortina.it/verso-l-immortalit%C3%A0?filter_all=boncinelli&option=) ma il grande maestro Saramago ci ha già fatto vedere cosa accadrebbe se si interrompesse il lavoro instancabile e quotidiano della morte nel suo il libro “Le intermittenze della morte”

(http://www.lafeltrinelli.it/products/9788806184872/Le_intermittenze_della_morte/Jose_Saramago.html).

/ Angelo Zappalà

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