Ancora a proposito di cibo. Leggo sull’Afp dell’ultima invenzione che ci regala la tecnologia giapponese. Qualche giorno fa potevamo osservare con meraviglia e raccapriccio il robot che lava i capelli (il tutto in un’incredibile cornice di serietà con tanto di conferenza stampa allestita nel salone di un parrucchiere); oggi invece possiamo rallegrarci del fatto che un nuovo paio di occhiali può alterare le nostre percezioni sensoriali facendoci, per esempio, credere che il biscotto che stringiamo tra le dita sia più grande del 50% delle sue reali dimensioni. Tutto questo – che si sintetizza nella formula “diet glasses” – al fine di aumentare il senso di sazietà pur mangiando quantità inferiori di cibo. D’altra parte non si dice che si mangia prima con gli occhi e poi con la bocca? Il professore a capo dell’equipe spiega poi che gli occhiali possono sovrapporre al vero biscotto un’immagine più allettante e possono produrre anche una stimolazione olfattiva.
Il prodotto non è ancora in commercio e non si sa se lo sarà.
Mi domando se una simile tecnologia rientri nell’ambito dei chindogu o se possa davvero rappresentare un avanzamento scientifico. I chindogu sono quegli oggetti assurdi inventati dai giapponesi, come la scatola trasparente dove infilare le mani mentre si tagliano le unghie con la tronchesina (per non farle schizzare a caso nella stanza), o le strisce pedonali portatili, da srotolare all’occorrenza (potrebbero rivelarsi preziose in città come Roma). Per chi ne volesse sapere di più c’è un sito da consultare: http://chindogu.com/index.html
Forse le differenze si vanno assottigliando: il demenziale si fa utile e l’utile demenziale.