Foto: Giornale di Puglia
Bari – Non c’è pace per il Politeama dalle rosse mura. Questa volta non c’entrano gli Ugonotti di Meyerbeer, protagonisti della prima opera rappresentata nel 1903, né i Druidi della Norma, in rivolta contro Roma. O meglio, Roma un ruolo ce l’ha ma per aver mandato a casa, alla fine dello scorso inverno, l’intero Consiglio di amministrazione della Fondazione, prima, e nominato Angela Filipponio Tatarella e Alessandro Laterza, poi, (“Le ultime persone al mondo che Ornaghi avrebbe dovuto incaricare se voleva creare un clima sereno nel consiglio di amministrazione”, commentò allora Michele Emiliano); oltre che in fatto di finanziamenti. In tempo di Bilanci, il neo commissario Carlos Fuortes chiede agli enti fondatori di Comune, Provincia e Regione contributi straordinari per la ricapitalizzazione e, nel frattempo, rischia di saltare la prossima stagione sinfonica. Ma andiamo per ordine.
Risolto il contenzioso sull’affidamento del Teatro, assegnato alla Fondazione dal Tribunale di Bari, rigettando il ricorso dei Messeni Nemagna che ne rivendicavano la proprietà, e il Bilancio 2011 si è chiuso con un buco di 2 milioni di euro e 8 milioni di costi per orchestra, coro, collaboratori e custodi. Ora, però, servono sovvenzioni e fondi, per una manovra di previsione non certo “rivoluzionaria”, ma quantomeno di “mantenimento”, e i soci fondatori, prima di allentare i cordoni della Borsa, chiedono garanzie.
Dodici milioni e duecentomila euro i contributi iscritti dall’ Amministratore delegato di “Musica per Roma” per la previsione 2012, dei quali 7,5 a carico dello stato e 4,7 da parte degli enti locali. Il primo cittadino non si è fatto trovare impreparato: “Fuortes si sbrighi o niente soldi”, aveva tuonato, minacciando addirittura di sottrarre il Petruzzelli alla Fondazione, meritandosi così le bacchettate dell’assessore regionale Silvia Godelli: “Il rischio è quello della cessazione automatica della stessa per legge e della rescissione conseguente dei rapporti di lavoro in essere”. Ed, in effetti, secondo le norme nazionali tant’è, ed ogni Fondazione deve disporre almeno di un teatro. Emiliano tiene ugualmente la barra dritta, ricorda che era stato lui stesso a chiedere il commissariamento dell’ente, onde evitare di essere imbrigliato in “scherzi di natura politica” come i tagli al Fus, Fondo unico per lo Spettacolo, “fatti solo per danneggiarmi”, e chiede un piano quadriennale dei contributi, di concerto con Ministero ed enti locali.
“Continuo ad avere fiducia nel commissario, ma mi auguro che il tempo del rodaggio sia scaduto”, aveva dichiarato alla vigilia dell’audizione in Commissione cultura. E nodo strategico è quello della programmazione: “Ci dica di quanti giorni l’anno ha bisogno del teatro. La struttura è sotto utilizzata. Il Comune è pronto a riempire gli spazi vuoti: il Petruzzelli deve essere aperto e vivere tutto l’anno”. Con buona pace dei puristi che, prosa a parte, dovranno valutarne un utilizzo, eventualmente, variegato (ma se è per questo, negli anni ‘20, è stato addirittura tappa d’arrivo al Giro d’Italia). Da Palazzo di Città pronto, quindi, uno stanziamento da un milione di euro, con la decisione bipartisan di destinare i 500mila tagliati rispetto alla previsione, al sostegno delle piccole compagnie, domani riunite a manifestare.
E se la Regione ha già programmato altri 2 milioni di euro per la causa, oltre ai 2 per le attività artistiche, dall’amministrazione di Schittulli fanno spallucce, mandando a dire di non poter andare oltre i 610mila euro di gettone ordinario, a meno che la Fondazione non accetti di prendere in carico, o anche solo di utilizzare, l’Orchestra Sinfonica della Provincia. Il commissario, dal canto suo, rassicura e non ammette repliche sul proprio operato: “L’anno scorso con 18 milioni sono state fatte 20 repliche, quest’anno 31 con 14 milioni, e l’incasso dei biglietti è già salito da 600mila euro ad un milione”, aveva blindato il risultato su una testata locale. E su stabilizzazioni e personale è deciso a perseguire la strada dei concorsi, i cui bandi dovrebbero partire a breve: “Abbiamo già chiarito che i concorsi pubblici sono l’unica strada legale. Non ce ne sono altre”. Intanto, almeno per ora, sipario.