Finito Berlusconi, siamo rimasti con i cerini in mano. Sono finiti i girotondi, le petizioni online, le intercettazioni (quasi). Lo scandalo. Quanto era semplice, identificarsi sotto quella bandiera rossa, la bandiera degli anti. Per ribellarsi bastava guardare Santoro posare l’indice sulle labbra. Oggi devi leggerti l’Economist e litigare con i turisti in tedesco. Bastava ritrovarsi tra le rime dei Cani. Finito Berlusconi, c’è rimasto il futuro dilaniato della generazione di Dragonball. La Peggio Gioventù. Tra Bruxelles, Parigi, Berlino e Roma, mandando qualche sms a Madrid e Atene (perennemente in fiamme) si gioca quel che ne sarà dei giovani europei. Senza Muccino che bussa al citofono. La disoccupazione giovanile ha toccato il 22% ¬in tutta l’UE. In Italia ci distinguiamo con un bel 35% (+6% rispetto all’anno scorso). I Peggio Giovani italiani sono una Beat Generation senza Vietnam e acidi da ingoiare. Il Messiah Jack Kerouac descriveva i suoi contemporanei attraverso un fil rouge, il battito del cuore, the beat. Assente. Anzi no, lento. Schiacciato dalla seconda guerra mondiale e dalle paranoie comuniste, un cuore a sangue freddo, tradito e minacciato dai Mad Men americani e la loro gelatina ammazza-ideologie. Un sangue che i Peggio Giovani del Bel Paese conoscono molto bene, accarezzato sotto pelle come i troppi esami sul libretto. L’università finisce e ci si ritrova su un precipizio. Il vuoto delle mancate opportunità made in Italy. L’ansia.
Da cittadini italiani ed europei viviamo in un mondo di incertezze. Ma anche di possibilità. Bisogna guardare all’Europa per quello che è: casa nostra. E ascoltare più attentamente a quello che si dice nelle sale del Parlamento Europeo. Proprio in questa sede già nel 2010 era stata pubblicata una risoluzione in cui si chiedeva alla Commissione una maggiore attenzione nei confronti dei giovani disoccupati europei. Secondo il modello austriaco (molto simile a quello danese e tedesco) un giovane che rimane disoccupato per più di 4 mesi deve essere indirizzato dallo Stato verso un’occupazione ( lavoro o stage) retribuita per almeno sei mesi, in modo da facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro (questo sconosciuto). Insomma, il diritto al lavoro (retribuito) esiste ancora da qualche parte e la Commissione Europea ha deciso di spalmarlo per tutto il vecchio continente, specialmente presso gli 8 paesi meno virtuosi in fatto di politiche giovanili: Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Per la fine del 2012 questi stati membri dovranno investire i fondi strutturali rimanenti del periodo 2007-2013 per riscattare la Peggio Gioventù europea. Così finanziamenti per progetti EU regionali, borse di mobilità per studenti e giovani laureati, saranno distribuiti a pioggia (82 miliardi, in totale) in tutta Europa. In Italia, il Monti-bot ha calcolato che fondi per 8 miliardi sono disponibili per circa 128mila Peggio Giovani italiani, “molti dei quali al Sud”. Ed è proprio dal Sud, da Napoli, che mi torna in mente un murales screpolato letto tra i vicoli del centro storico: “Il futuro non è scritto”. Specialmente su Google, dove il futuro si produce ogni giorno, come la pasta a Gragnano, tramite le dozzine di bandi aperti disponibili per chi ha fame di vivere il proprio On the Road, dentro o fuori i confini nazionali. Peggio Gioventù, allacciati le cinture, si parte.