Architecture from nowhereOrizzonte profondo

Il Vittoriale è un luogo di ambigua bellezza (così come il suo principale ideatore, D'Annunzio, qui ritratto da Ugo Rosa), che strappa alle pendici delle colline bresciane viste incomparabili del l...

Il Vittoriale è un luogo di ambigua bellezza (così come il suo principale ideatore, D’Annunzio, qui ritratto da Ugo Rosa), che strappa alle pendici delle colline bresciane viste incomparabili del lago di Garda, del quale si può godere in special modo quando ci si trova nel parco. Qui si adagia, senza quella levità dei progetti ai quali fa riferimento, il Teatro, una struttura massiccia, nonostante le ridotte dimensioni, in parte alleggerita da un’opera, recente, di Mimmo Paladino: un cavallo che disequilibra i pesi e pare sollevare il piano verso il vuoto.

E’ proprio questo vuoto a caratterizzare lo spazio, una lunga linea orizzontale che stacca i due blu dell’acqua e del cielo e dona alla cavea del teatro un’emozione intensa, un baricentro forte, una desueta tranquillità lacustre.

Questo luogo è stato squassato, nel Luglio del 2011, da un concerto di Vinicio Capossela, che ha arricchito ulteriormente lo spazio con una nuova dimensione, evidenziando con maggior forza questo anelito al vuoto, e poi all’acqua.

Il palco, reso vivo dalle gesta di sette musicisti, tre coristi, un attore e un mattatore, non lavora sulla larghezza, mettendo fianco a fianco i componenti del gruppo, ma bensì sulla profondità, costruendo una prospettiva viva di persone che arretrano l’una con l’altra, come se l’ultima dovesse perdersi nel vuoto del lago dietro di sé.

La struttura in movimento, riferimento alla cassa toracica di una balena, non fa altro che amplificare l’effetto, definendo un ideale tunnel di musica, ortogonale a quella linea infinita che prima dimensionava lo spazio.

Qui, come rotta da un’altra linea immaginaria, che prosegue la prospettiva di luci, di suoni, di strumenti, acquisisce una nuova realtà; a questo punto, tra le parole roche di Vinicio, pare che lo spazio non sia più posato su una collina: lo spettatore viene attirato dalla profondità del palco e si trova a dialogare direttamente con il lago, con la sua orizzontalità, con la vertigine che crea.