L’ultimo richiamo c’è arrivato, pensate un po’, dalle Nazioni Unite, per la precisione dal Comitato ONU per i Diritti dell’Infanzia, lo scorso 7 ottobre 2011. Osservazioni che andavano ben oltre la tutela dei bambini, però, negli old e new media nel nostro Bel Paese.
Tra i principali rilievi del Comitato Onu, infatti, alcune “ quisquilie”, direbbe qualcuno: la rappresentazione della donna nei media come oggetto sessuale, gli stereotipi di genere, l’assenza di un codice di regolamentazione “Media e Minori” , (abbiamo il Comitato di applicazione, ma non il Codice, #sapevatelo direbbero su Twitter).
Preciso che l’esistente Codice “Internet e Minori” , ultradatato, è di natura solo facoltativa e, se non sbaglio, dal 2007 non ha un comitato esecutivo eletto. Per capirci: pensando, ad esempio, come Facebook stia cercando di “circuire” in tutti i modi possibili i nostri 13enni, forse, una certa urgenza di qualche paletto normativo, ci sarebbe.
Non parliamo, poi, delle osservazioni ONU sull’immagine negativa veicolata dai media degli immigrati e delle minoranze etniche. Di quello penso non importi niente a nessuno…Ma, magari, potremmo risvegliarci dal torpore sul “contenuto potenzialmente dannoso per i minori di alcuni spot pubblicitari”, sulla mancanza di un “Codice Unico Media e Minori”, che preveda adeguati strumenti di intervento, poteri sanzionatori e meccanismi di osservazione costanti in grado di disciplinare oltre che la TV, internet, videogiochi e telefonia.
Per ora, l’unico organismo in grado di monitorare e sanzionare comportamenti scorretti, quando rilevati o denunciati dai cittadini o dalle associazioni di tutela dei consumatori e dal Comitato per l’Applicazione Codice Minori e Media, oltre che dal Consiglio degli Utenti, è proprio l’Autorità Garante per le Comunicazioni.
A cui, ricordo, possiamo segnalare i programmi violenti trasmessi in chiaro nel pomeriggio, le suonerie telefoniche a pagamento/abbonamento in cui cascano figli e nipotini. Ci si può rivolgere all’Autorità persino per le bollette telefoniche truffa, per la pubblicità ingannevole e tante altre piccole amenità.
Poi ci sarebbero “solo” l’Agenda Digitale, la banda larga, le frequenze …
Vi dico ciò perchè, da un po’ di anni a questa parte, mi tocca andarmi a spulciare la Relazione Annuale che il Presidente dell’Autorità fa al Parlamento. In genere una cinquecentina di pagine.
Ecco, confesso, ho ammirato il lavoro dell’Autorità. Nonostante l’AGCOM sia nata come organismo di nomina politica, nonostante la sua “non perfetta gestione” messa in luce dai colleghi di Report, nonostante le indennità da centinaia di migliaia di euro.
Sono rimasta affascinata dal suo ruolo di paladina, nel marasma generale, con il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare il pluralismo e le libertà fondamentali dei cittadini, nel settore delle comunicazioni e radiotelevisivo.
E nonostante tutto ritengo, ora come ora, indispensabile la sua attività, proprio fino a quando non vengano colmati i vuoti legislativi che il nostro Parlamento non ha ancora nessuna intenzione di colmare.
Ma il teatrino sulle nomine mi ha riportato con i piedi per terra. Per amaramente constatare che, come suggerito dal caro @AsinoMorto su Twitter : “Pur immune da pulsioni populiste e cauto nei confronti dell’antipolitica, non posso non notare come abbiano la faccia come il c….”. (siamo in fascia protetta, ma non lo sa nessuno…)