Correva l’anno 2007. Di questi tempi quasi cinque anni fa, scorrazzavo per una Roma infuocata, incinta come non mai.
Mentre il Tevere scorreva ai miei piedi e i gabbiani strillavano in cielo, camminavo sul delizioso ponte pedonale lastricato di sanpietrini che porta all’Isola Tiberina.
Con una cartella di documenti e fogli sotto a un braccio e la mia fida borsa da 15 chili sotto l’altro, trottavo curiosa alla volta dell’Ospedale Fatebenefratelli dove, da lì a poco, avrei assistito alla mia prima lezione dell’imprescindibile corso preparto.
Ed eccomi qui, seduta in aula, pronta a prendere fiumi di appunti e a captare ogni minima parola per farla mia.
È qui e ora che mi saranno svelati i sacri segreti del parto, sono tesa come una corda di violino e a quanto pare non sono la sola.
Per stemperare l’emozione della novità, le future puerpere si scambiano informazioni statistiche sulla loro gravidanza: “A che settimana sei? Data presunta parto? Percentile?”.
Il brusio s’interrompe all’improvviso. L’ostetrica-oracolo fa il suo ingresso trionfale, tutti gli occhi e le orecchie sono per lei, il corso comincia e da subito una parola nuova mi colpisce più delle altre: il perineo.
A dire il vero non sapevo nemmeno di averlo e invece salta fuori che è fondamentale.
Giusto per darvi una rinfrescatina, quando parliamo di perineo o zona perineale, parliamo di uno spazio anatomico la cui forma ricorda un rombo, attaccato con la punta anteriore al pube, con quella posteriore al coccige.
In pratica è una piccola area del nostro corpo che va dal buco A al buco B piena però di muscoli fondamentali che, se lesionati durante il parto, possono far insorgere problemi di incontinenza o peggio.
L’ostetrica ci racconta che massaggiare la zona del perineo con una certa regolarità ci aiuterà a mantenere i nostri tessuti più elastici, questo ci eviterà di subire un’episiotomia – altra parola che fa gelare il sangue nelle vene e accapponare la pelle – che consiste in un’incisione proprio lì, necessaria per far uscire il bambino.
Ah però, roba forte per essere il primo giorno… e pensare io che mi immaginavo di partorire come Brooke Logan nello chalet di Big Bear aiutata solo da Bridget e Stephanie.
I papà in classe sono sconvolti, le future mamme con i capelli dritti.
Veniamo mandate a casa con un compitino facile facile per prendere familiarità con il tutto: “Massaggiate il perineo con l’olio almeno una volta al giorno…”
“Ma è proprio necessario?”
“Si, è proprio necessario.”
“Eh va bene allora, che perineo sia!”
La settimana successiva torniamo baldanzose alla seconda lezione, ci sediamo piene di curiosità e di aspettativa, in fondo confidiamo tutte che l’ostetrica ci riveli in via del tutto confidenziale che la storia del parto doloroso è una bufala per contenere l’aumento demografico.
Siamo ancora tutte aggrappate alla vana speranza che se massaggiamo il perineo e seguiamo coscienziosamente tutte le lezioni del corso quello che ci sta per capitare non farà tanto male.
Abbiamo paura, tutte, dalla prima all’ultima: paura dell’ignoto, paura del dolore, paura che qualcosa vada storto, paura per i nostri bambini, una paura blu, da togliere il fiato.
Poi succede, una manina si leva tremante sulle nostre teste e una vocina flebile arriva nel silenzio generale: “Mi scusi, ecco, io…ecco…io le assicuro che l’ho cercato, l’ho cercato tanto ma non l’ho trovato”.
L’ostetrica: “Ma cosa signora?”
“E va bene, io non ho il perineo”.
…la paura a volte fa ridere e abbiamo riso tutte, dalla prima all’ultima.