Design Kit - Inspiration and referencesPolitecnico tutto inglese …

Roba che scotta È decisamente un tema che ha infiammato gli animi dividendo in due i pensieri … È un’opportunità o uno schiacciamento della cultura e della lingua Italiana ? Parlare di fiamme è dir...

Roba che scotta
È decisamente un tema che ha infiammato gli animi dividendo in due i pensieri … È un’opportunità o uno schiacciamento della cultura e della lingua Italiana ?
Parlare di fiamme è dir poco la rete pullula di articoli, blog dedicati, discussioni … Insomma, “botte da orbi” come vuole un detto popolare.

Ragazzi inserite una marcia in più
Dall’anno accademico 2014-2015 i bienni specialistici e dottorati del Politecnico insegneranno solo in lingua inglese, dopo il triennio iniziale bisognerà inserire una marcia in più.
È un dato di fatto, il Senato Accademico lo ha già approvato per la sua maggioranza e anche la Scuola di Design ha cominciato a muovere i primi passi.

Botte da orbi
Indubbiamente apprezzabile – da parte dell’architetto Arturo Dell’Acqua Bellavitis Preside della Scuola del Design – aver dato la possibilità ai Docenti a contratto di partecipare al Consiglio allargato della Scuola del Design indetto a fine Maggio e dove il tema più atteso era ovviamente l’Internazionalizzazione.
Alla seduta è intervenuto il Prorettore Vicario, prof. Alessandro Balducci, delegato del Rettore per trattare questo delicato punto all’ordine del giorno. Inutile dire che in aula sono state espresse opinioni contrastanti con dubbi, remore, incongruenze, movimenti pro-libri in lingua inglese e traduzione dall’italiano, appelli alla costituzione, apprezzamenti per l’opportunità di risposta e dialogo con il mondo lavorativo contemporaneo, perplessità sugli insegnanti che parleranno un “broken english” poco funzionale, rivendicazioni, esclusioni e via dicendo. Non ci sembra di aver percepito punti di incontro tra i Si e i No, ma indubbiamente il dibattito continua, forse è tutto rimandato al prossimo incontro/scontro.

E i docenti a contratto?
La comunità scientifica del Politecnico di Milano è costituita da circa 1.400 individui divisi tra docenti ordinari, docenti associati e ricercatori poi esiste anche un numero molto elevato di docenti a contratto, ossia part-time e assunti su base contrattuale temporanea. A questi ultimi però non è consentito accedere al piano di “inglesizzazione” minima, media ed avanzata promossa dall’Ateneo comprensiva di test, corsi ed esami finali certificati. Sicuramente sarà suggerito loro il servizio a cui appoggiarsi per ottenere le idoneità richieste ai Docenti Strutturati ma sarà probabilmente delegato al DIY personale, acronimo del “Do It Yourself”, che non significa arrangiati, ma investi tu personalmente. Confidiamo in un ripensamento per rientrare nel processo strutturato.

Quindi?
É un fattore di energia? Di selezione naturale? Di chi a voglia di fare? È il giusto sforzo per accedere ad una piattaforma post laurea internazionale? È un tema culturale, di apprendimento, di insegnamento? È una questione di attrattiva, di competitività?
Sembrerebbe che il 28% dei profili richiesti dalle aziende Italiane non trovano riscontro nella Formazione dei Laureati. Il problema riguarda la capacità di lavorare su più fronti contemporaneamente (multitaskin) quindi gestire/dirigere/far da regia, oltre che alla dimestichezza nel parlare lingue straniere dove l’inglese è uno strumento indispensabile.

Non siamo qui per pendere da una parte o dall’altra
L’inglese? … Fantastico, per forza, ci vuole!
Da più di 15 anni insegniamo in inglese a studenti di BA e MA di tutto il mondo, a Manager, facciamo training of trainer a delegazioni straniere, workshop e revisioni progettuali in lingua, eccetera, quindi non siamo così avulsi dal tema in oggetto. Ma qui sembra esserci qualche cosa in più. A parte il No Spagnolo, No Cinese, No Francese, No Tedesco e via dicendo, lo spessore culturale dell’italiano dove va? La lingua italiana per il post-graduate viene declassata ad arcaica? E la Cultura del Design? (intraducibile in inglese). La dialettica italiana, la modalità di spiegare e argomentare in italiano, la terminologia, la costruzione personale di anni e anni di raccolta dati e di insegnamento volti ad affinare le tecniche e i linguaggi in italiano, i materiali costruiti ed ottimizzati nel corso degli anni … TUTTO DA RIFARE o meglio da ri-editare … Non si tratta più di fare un corso intensivo di inglese ma piuttosto di mettere mano ad un patrimonio enorme di dati personali (e non solo) in italiano, per trasformarli (e non semplicemente tradurli) in un’altra lingua, adattandoli ad un altro linguaggio! I passaggi sono molti, non sono scontati e nemmeno automatici. Ma quindi progettare in Italiano non avrà più un senso? Forse alcune discipline posseggono una maggiore flessibilità e gestione dei contenuti – quelle scientifiche sono decisamente più lineari – ma per il Design e per l’Architettura non è proprio così … Questa sì che sarà dura …

Ma come si insegna il Design?
Ogni nazione, ogni scuola ha un approccio diverso al progetto, spesso è molto legata ai progettisti che lavorano nelle scuole di Design come gli Insegnanti, il Professor, i Tutor, i Mentor, lo Staff che apportano il loro bagaglio culturale costruito in anni sul campo. Ci sono mille modalità di approccio a questa disciplina.
La Cultura del Progetto sottesa all’Architettura e al Design, oltre ad essere una materia in costante metamorfosi e ri-definizione, possiede (eccetto gli aspetti teorici) un processo di collaborazione reciproca e costante tra tutti coloro che ne sono coinvolti compresi docenti e studenti. Parlando con i nostri studenti stranieri, emerge che oltre alle lezioni ben preparate serve una buona dialettica e discussione. Spesso non è così. Ci raccontano che l’inglese “maccheronico” è veramente un problema. Lo scopo prioritario è portare a buon fine il progetto, lavorando attraverso un lancio ben strutturato e un insegnamento basato sulle revisioni. Questo processo necessita una grande dialettica ed energia progettuale sia da parte del docente che dello studente. Quindi, studiare e insegnare in inglese non significa soltanto leggere un testo e ripeterlo ma vuol dire costruire insieme un concetto o un’idea, evolvendola, criticandola, manipolandola, spiegandola, posizionandola, attraverso continue discussioni molto approfondite.
Sappiamo che molte Scuole di Design milanesi stanno intraprendendo questo cammino con molti problemi. All’oggi non ci sono sufficienti professori in grado di affrontare una serie di lezioni/progetti/revisioni/discussioni in lingua inglese. In due anni riusciremo a colmare tale gap? Riusciremo con un po’ di aggiornamenti linguistici a posizionarci finalmente al top, nelle mappe internazionali dell’Education legato al Design! Una sfida epocale.

altri link sul tema
http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/449982/

http://www.linkiesta.it/inglese-politecnico-esperanto
http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/449852/
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-12/universita-italiane-sempre-inglesi-131445.shtml?uuid=AbZOFpMF
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=43123

Potete seguirci anche su @intersezioni

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter