Da mamma a mamma: Take it Easybaby!Quella volta all’anno in cui sono sola

Oggi sono sola a casa, è un fenomeno talmente raro che sto così, come d’autunno, sugli alberi, le foglie. Come credo qualsiasi mamma sulla faccia della terra ci sono molti momenti nell’arco della m...

Oggi sono sola a casa, è un fenomeno talmente raro che sto così, come d’autunno, sugli alberi, le foglie.
Come credo qualsiasi mamma sulla faccia della terra ci sono molti momenti nell’arco della mia normale settimana in cui anelo di avere del tempo tutto per me, poi invece puntualmente, quando in questo periodo dell’anno i bambini cominciano le trasferte in vacanza senza di me (sono appena partiti, la ferita è freschissima), mi ritrovo a vagare senza meta e senza scopo con in gola un Ovo sodo, proprio quello dell’omonimo film, che se ne sta fermo lì, per lo struggimento della mancanza.
Per fortuna oggi c’è il blog a farmi compagnia.
Avrei una cosa da dirvi, non sapevo se dirvela, ma sono qui apposta quindi coraggio.
L’altra sera alla Linkfiesta, (stupendo e coniato da Serena Cappelli) Michele Fusco, giornalista, perfetto anchorman dell’evento, reso eccentrico al punto giusto da un paio d’incredibili calzini a righe colorate degni del cappellaio matto, ha sollevato un tema che mi ha fatto ritornare indietro nel tempo, indietro a quando ero quasi una giornalista vera.
In parole povere Fusco ha raccontato dell’enorme differenza che c’è fra scrivere per la carta e scrivere per il web.
Vi riassumo indegnamente ciò che ha detto. Una volta finito di scrivere il suo pezzo, il giornalista della carta sente di aver finito il suo lavoro e torna a casa sereno, si preoccupa certo di cosa penseranno i suoi lettori, ma non c’è modo che il parere e le opinioni di questi lo raggiungano dopo pochi secondi dalla pubblicazione nella quiete del suo focolare domestico.
Scrivere per il web che siano articoli o post (c’è differenza?), è tutt’altra cosa.
E’ proprio così: pochi secondi dopo aver premuto “Salva e continua” so che chissà chi, chissà dove, sta già leggendo quello che ho scritto, sta ridendo, sta scuotendo la testa, sta sbuffando, sta piangendo, e allora aspetto con il fiato sospeso, aspetto e poi succede che qualcuno schiaccia Mi piace e “consiglia” il mio pezzo.
Beh, è una sensazione indescrivibile perché basta un Mi piace, uno solo e tutto cambia: se è piaciuto a qualcuno, proprio 1, ne è valsa la pena, mi accontento di poco ma guardo lontano.
Che poi chissà se i Mi piace fanno fede, pare di no…
Esporsi così, al possibile pubblico ludibrio, al costante giudizio degli altri, è eccitante e agghiacciante allo stesso tempo, principalmente bellissimo però. So che questo non è un lavoro ma qui mi sento al mio posto, non posso farci niente.
Quindi, visto che scrivo del mio essere mamma e del mio lavorare per un canale televisivo per le mamme, visto che più mamma non si può e visto che sono qui per me ma perché ci siete voi, se avete voglia scrivetemi a [email protected] di cosa vorreste leggere. A cosa serve un mamma blog se no? Anche se sei solo uno lo so che ci sei.

…toh…c’è in testa la Porn Mummy…vado a leggere.
Buona domenica.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter