Villaggio globaleScandalo Lamezia Terme: proposta per chiudere il tribunale

Se a chiudere è il tribunale. In Italia si può. Si scrive Spending review, si legge Tagli. Nell’era dell’austerità, dei sacrifici, dell’aumento delle tasse, la politica dei tagli non guarda in facc...

Se a chiudere è il tribunale. In Italia si può.

Si scrive Spending review, si legge Tagli.
Nell’era dell’austerità, dei sacrifici, dell’aumento delle tasse, la politica dei tagli non guarda in faccia nessuno(o quasi).
Nel mirino questa volta è finito il tribunale di Lamezia Terme. Vittima della legge 148/2011, all’art.1 punto 2, leggiamo che “ bisogna riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza”. Questa legge porta alla cancellazione di intere sedi giudiziarie e all’accorpamento di queste a sedi vicine.
Nel caso in questione, il tribunale di Lamezia Terme, terzo comune per numero di abitanti (71 mila) della Calabria, dovrebbe essere accorpato al tribunale di Catanzaro, che dista 40 km. Questo per ampliare la sua sede avrà bisogno di nuovi investimenti, quindi non ci sarebbero effettivi risparmi per lo Stato e si andrebbe ad accumulare lavoro negli uffici già oberati di Catanzaro.
La legge in questione dice anche: “devono essere mantenuti per ogni distretto di corte d’appello non meno di tre degli attuali tribunali con relative procure della Repubblica.” Questo comporta che vi saranno delle province con un minor numero di abitanti, possibilmente che coprono aree meno soggette ad atti criminali, dove sarà mantenuta la sede giudiziaria sol perché rientrano nelle tre province.
Ma il punto fondamentale della legge lo ritroviamo all’articolo 1 punto 2.b: “bisogna ridefinire l’assetto territoriale degli uffici giudiziari secondo criteri oggettivi e omogenei che tengano conto dell’estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell’indice di sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche alla situazione infrastrutturale, e del tasso d’impatto della criminalità organizzata, nonché della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane.” Per questo motivo è inspiegabile che questa città sia stata indicata tra quelle che rischiano di perdere il suo tribunale, la bozza è stata già presentata, adesso manca la firma del ministro Severino e l’ufficialità.
Lamezia è una delle roccaforti della ndrangheta calabrese, la seconda città dopo Milano per confische, due volte il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazione mafiosa e “vanta” una media di 60 omicidi l’anno. Chiudere il tribunale è il chiaro segnale di uno Stato che lascia in mano alla mafia il potere in quella città, un chiaro segnale di resa, il segnale di uno Stato che non c’è.

Il tre e il quattro Maggio, nel giro di 24 ore, sono esplose due bombe, la prima davanti uno studio fotografico, la seconda in una pizzeria vicino il tribunale, proprio nel pomeriggio in cui il Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri riceveva a Reggio Calabria in un’udienza privata il sindaco di Lamezia e don Panizza, sacerdote simbolo dell’anti mafia.

Un altro caso in corso di accertamento, è legato all’incendio che si è scatenato l’uno giugno nella macchina blindata del presidente del tribunale di Lamezia, Giuseppe Spadaro. I carabinieri stanno ancora verificando se il mezzo ha preso fuoco per un corto circuito o a causa di una manomissione, per fortuna non ci sono state conseguenze né per il magistrato né per la sua scorta, ma l’evento è comunque inquietante soprattutto vista la coincidenza con il forte movimento di resistenza di tutto il mondo giuridico lametino nel difendere il tribunale dalla chiusura.

Ad oggi il tribunale è occupato dagli addetti ai lavori e dai comuni cittadini. I locali saranno occupati sicuramente fino alla mezzanotte e gli avvocati, che si astengono ad oltranza dalle udienze, promettono un’occupazione notturna per i giorni sabato e domenica.
Oggi 4 Giugno, undici primi cittadini del comprensorio di Lamezia hanno manifestato, con addosso la fascia tricolore, davanti il Palazzo di Giustizia di Piazza della Repubblica contro la paventata chiusura di quei locali. Il primo cittadino lametino ha confermato che ci sarà un consiglio comunale il sette Giugno per discutere della vicenda.
Intanto dall’onorevole Ida D’Ippolito, rappresentante dell’UDC nazionale, e dal Ministero arrivano raccomandazioni sulla vicenda, ma le rassicurazioni non bastano e finchè non ci sarà una bozza definitiva che esclude Lamezia Terme dalle possibili soppressioni, i movimenti di protesta garantiscono che continueranno il loro stato di agitazione.
Il tribunale di Lamezia Terme è un simbolo e come tale va mantenuto. Se dovesse perdere sarà la sconfitta di tutti, ma soprattutto di chi lavora e lotta ogni giorno contro l’ndrangheta, contro ogni mafia.

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