Il titolo è ovviamente una provocazione, ma l’editoria è un settore in cui l’entusiasmo di chi pensa di avere molto da dare, o semplicemente è rapito dal sacro fuoco della scrittura, ha alimentato un mercato al di fuori di ogni logica economica. Le aziende che fanno del libro un’industria sono forse più debitrici della passione degli autori che del portafoglio dei lettori. Nel 2010 si sono riversate sugli scaffali delle librerie quasi 40 mila prime edizioni. E di queste, solo una percentuale ridotta può sperare in una diffusione all’infuori della cerchia di amici e parenti.
Purtroppo i dati diffusi dall’Istat e dall’Associazione Italiana Editori non aiutano a fare chiarezza su questo problema. Ma mettendo in fila alcuni elementi è possibile tracciare un quadro, seppur approssimativo, della situazione.
Confrontando i prezzi di copertina di alcuni grandi successi dell’anno scorso (raccolti a campione dall’Aie tra luglio e settembre), si può stimare un costo medio per il lettore di 16 euro per la fiction, e di 13,5 per la saggistica.
La tiratura, cioè il numero di copie pubblicate e distribuite, di un a prima edizione è in media di 3.117 unità, ed i grandi editori non si discostano molto da questa prassi. Il tassello mancante invece è una stima affidabile sui volumi di vendita. Quindi, bisogna lavorare per ipotesi.
I ricavi, laddove si esauriscano le copie, ad un prezzo di copertina di 16 euro non raggiungerebbero i 50 mila euro. E concluso questo ciclo con successo, ad un autore che avesse contrattato un compenso del 10% (ottimo rispetto agli standard), resterebbero in tasca 5 mila euro – ancora da tassare. Può essere un inizio incoraggiante. E dopo la prima edizione, forse, arriva la ristampa. Ma in quanti raggiungono questo traguardo?
Cinquantamila euro è lo stesso valore che, guarda caso, avrebbe in media ciascuna delle 40 mila nuove uscite se tutti i 2 miliardi di giro d’affari dell’industria editoriale (calcolati escludendo testi scolastici, libri usati, banche dati, fascicoli in edicola e altre cose che poco riguardano l’aspirante scrittore) convergessero su queste. Insomma, se nessuno comprasse libri dell’anno precedente, classici ed evergreen di ogni genere.
L’ipotesi è ovviamente surreale. Su 208 milioni di libri stampati nel 2010 solo 122 milioni (il 58%) erano prime edizioni. Si consideri poi che, anche tra le novità editoriali, le disparità tra i best seller ed il resto dei titoli sono enormi. Solo i 20 successi di Edizioni Mondadori citati nell’ultimo bilancio del gruppo, insieme, hanno venduto nel 2011 tre milioni e 300 mila copie.
Insomma, le notti insonni di autori più o meno capaci, se arriva l’agognata pubblicazione, è comunque facile che si risolvano in milioni di volumi affastellati nelle librerie, o nei magazzini dei rivenditori on-line.
twitter@pfrediani