La scorsa settimana due eventi in particolare hanno monopolizzato il dibattito politico e sociale: la parata del 2 giugno e la visita del Papa a Milano.
A dispetto di quello che si potrebbe pensare, quasi tutte le analisi di fior fiori di opinionisti, ma anche di gente comune, vertevano su di un punto specifico: quello economico. Sono stati infatti ben 13 i milioni stanziati per Benedetto XVI, e “solo” 2 quelli per il 2. Cifre importanti, che in molti avrebbero voluto usare per aiutare la popolazione dell’Emilia.
Va detto, ad onor del vero, che la visita del Papa era già stata programmata mesi or sono e difficilmente poteva essere annullata all’ultimo (con eventuali ulteriori costi e mancati guadagni che ne potevano discendere), pur di fronte ad una calamità naturale così dolorosa come il terremoto.
Diverso è invece il discorso della manifestazione repubblichina. Cosa è la Repubblica se non un insieme di cittadini? E quando alcuni di costoro si ritrovano senza casa, famiglia, come si fa a festeggiare, seppur in modo sobrio e composto? Sinceramente non credo sia possibile, e con un pò di buon senso, o almeno di pudore, si sarebbero potute evitare inutili e sterili polemiche annullando la parata.
Ma non vogliamo fare i moralisti..ci darebbero del radicalchic, e a noi le etichette non piacciono.
Quello di cui invece vorrei parlare, anche io, è proprio l’aspetto economico. In tempi di crisi siamo tutti costretti a tirare la cinghia: chi rinuncia alla pizza il sabato, chi alle sigarette, chi purtroppo fa rinunce ben più dolorose.
Ma uno Stato, come può tirare la cinghia? Un risparmio di 13 milioni consente alle istituzioni di andare avanti ed evitare un’ulteriore dolorosa manovra finanzia? Non credo.
Le cifre che abbiamo sentito nei mesi scorsi erano imponenti: dai 20 ai 45 miliardi. Sono questi i numeri di cui l’Italia avrebbe bisogno. E tali entrate possono arrivare solo da una lotta all’evasione e alla corruzione, dall’eliminazione di livelli di governo inutili e costosi, da una, si spera intelligente, revisione di spesa. Un grande sacrificio è stato fatto, ad esempio, rinunciando alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020. Ma qui parliamo di circa 9 miliardi di euro di risparmio, no bruscolini.
I costi della politica invece, i rimborsi elettorali ed i finanziamenti per eventi istituzionali, sono sicuramente spese eccessive, spese che andrebbero riviste e tagliate il più possibile ma non sono sacrifici necessari e sufficienti. Uno Stato non risparmia come un normale lavoratore; uno Stato ha delle funzioni a cui non può e non deve rinunciare.
Per tutto ciò allora difendo le scelte, economiche, di investire nella visita del Papa a Milano e nella parata del 2 giugno (che andava fermata per altri motivi). L’Italia deve sempre aver la possibilità di ospitare un Capo di Stato straniero o una massima autorità religiosa. E non confondiamo tutto questo con un confessionalismo strisciante (che c’è) delle istituzioni, ma che non si addice al caso in questione.
Si tratta di spese probabilmente antipatiche, ma inderogabili, istituzionali. Gridare allo sperpero sempre e comunque, è solo uno modo di aumentare la temperatura di un clima già incandescente, è solo un modo per spostare l’attenzione da obiettivi ben più importanti. Per questo spero che in futuro saremo più cauti ed eviteremo prestestuose polemiche, le quali dilapidano una cosa importantissima sia per noi che per le istituzioni: il tempo.