Ogni rivoluzione che assurge al potere è una rivoluzione fallita. Ma la rivoluzione araba non è fallita solo perchè non si è ancora conclusa. I Fratelli musulmani, mai stati rivoluzionari, stanno vincendo. Giovedì si avrà l’ufficializzazione di Mohammed Morsi alla presidenza della repubblica egiziana. Timori e pessimismi a parte, sarà solo una pagina in più di una primavera araba troppo lunga. Ma anche una rivolta troppo breve per poterne tracciare un bilancio. Il voto di ieri al Cairo non esclude nulla. Né la democrazia né altri scontri. C’è da rieleggere un parlamento. Perché la scorsa settimana la giunta militare ha dichiarato non costituzionale quello che c’era. Ed era islamista! C’è da ricostruire un Paese. Sia in immagine che in economia. Il lavoro è tanto. E tutto sommato non serve un rivoluzionario per questo. I 61 anni di Morsi possono andar bene. L’esperienza serve. I giovani di piazza Tahrir lo capiranno?
Dove andrà l’Egitto? È presto per dirlo. Ma l’attesa fa tremare un po’ tutti. Anche quelli che, un anno fa, si lasciavano prendere dall’entusiasmo di una piazza che ha fatto cadere un faraone e che oggi non ha eletto il presidente. I voti di Morsi vengono soprattutto dalla campagna. Da quel mondo rurale dove i Fratelli musulmani sono sempre stati ben accolti. Chissà come sarà domani la metropoli cairota.
18 Giugno 2012