Ieri si sono chiuse le iscrizioni alla selezione del TFA il Tirocinio Formativo Attivo che in sostituzione delle vecchie SSIS abiliterà gli aspiranti docenti alla professione dell’insegnamento. In tutta Italia ovviamente. Il reclutamento avverrà su scala regionale perché saranno attivati i corsi nelle maggiori facoltà delle città italiane. A quanto pare dalle prime indicazioni ci sembra di capire che il corso altro non sia altro che un tirocinio da fare direttamente sul campo affiancati da un tutor, cioè da un docente più esperto ovviamente e che nel giro di un anno permetterà agli abilitandi di diventare insegnanti. Non si sa poi se terminati gli esami di routine e i vari salti ad ostacoli a cui saranno inevitabilmente sottoposti, i neo abilitati verranno inseriti nelle attuali Gae (graduatorie ad esaurimento) dei vari USP, ex provveditorati, o se inseriti in una graduatoria a parte.
Rimane però un contenzioso aperto. Quello con i precari già presenti nelle graduatorie. La maggior parte di questi ultimi sono precari storici (cioè vincitori del concorso ordinario del 1999 e/o gli abilitati dalle SSIS) e a distanza di tempo non sono ancora stati messi in ruolo. A essere colpiti sono gli appartenenti alle classi di concorso più deboli e a rischio, come musica, e arte alle scuole medie o materie di difficile collocazione come diritto alle superiori. O in classi di concorso agonizzanti come quella del latino e greco (A52) in Italia, dove ci sono molti soprannumerari di ruolo. E allora che ti fa il ministero? In questo caso ne abilita un altro centinaio per regione, come se ce ne fosse davvero bisogno, visto la fuga irreversibile verso le scuole tecniche e non verso i licei. Mentre per altri classi di concorso come musica e arte non si sente volare una mosca dato che i docenti arruolati abbondano più dei nostri stipendi nei conti correnti. Morale della favola non sono previsti TFA al momento.
Al grande marasma che è e rimane la situazione per gli abilitati si aggiunga che la recente riforma delle pensioni non permette di smaltire i docenti della vecchia guardia, che la scure della riforma Gelmini ha reso ancor più precari i precari storici e che la nuova riforma riguardante le classi di concorso compatterà maggiormente gli insegnamenti e gli insegnanti, facendo ricadere un appiattimento o uno svuotamento di senso nelle varie discipline.
Se poi di mezzo ci si mette anche la prospettiva di un concorso pubblico, allora sì che si può parlare di guerra tra precari. Perché il docente precario che ha già vinto un concorso o si è abilitato alla SSIS dovrebbe fare un altro concorso per entrare in ruolo? Non basta appartenere ad una graduatoria infinita (altro che ad esaurimento) e aspettare di essere “presi” da lì per le prossime immissioni in ruolo? E se non si vincono i concorsi suddetti ai precari storici basterà vivere nella terra di mezzo, consapevoli che i neo arrivati potrebbero essere più freschi di nozioni e quindi più probabilmente vincitori di un titolo?? Perché spremere come limoni una classe docente che già arranca da sola, che non è sostenuta nella formazione e che è super-sfruttata e poco valorizzata da contratti poco adeguati agli standard europei? Per democrazia? Per giustizia sociale? Per pari opportunità tra vecchia e nuova generazione?
Insomma la guerra è aperta, ma se ne parlerà più approfonditamente quando vedremo i neo abilitati affrontare le stesse problematiche che stiamo vivendo noi, storici precari, da circa un decennio o poco meno.
Se non sarà la guerra tra poveri allora sarà, per forza, la fine del mondo. Scolastico però.