I libri e i film su Parigi ci hanno abituato all’immagine di uomini galanti che sussurrano parole d’amore lungo la Senna in una notte di lune piena. Ma sono tutti stranieri.
I francesi, adagiati sulla fortuna di abitare in una delle città più romantiche del mondo, non si sono evoluti dal 1996. In quell’anno vede la luce il Funkytarro degli Articolo 31; poi J-Ax cresce, i suoi fans pure e gli adolescenti italiani restano dei timidoni che non avvicinerebbero mai una ragazza per strada. Ero convinta che il Funkytarro fosse morto insieme ai cappellini con la visiera sulla nuca, invece è emigrato oltralpe.
Nessuna donna può fare più di trecento metri a piedi a Parigi senza ricevere un complimento. Bianchi, neri, rossi, gialli, verdi; in tuta o in giacca e cravatta; ragazzetti e vecchi decrepiti; seduti fuori da una sordida brasserie o di corsa verso la metro; davanti al Louvre o in periferia. Non importa. Non è questione di ormoni, di cultura o di condizione sociale. Chiunque si sente in diritto/dovere di rendere esplicito il suo apprezzamento verso le fanciulle che gli passano davanti.
Puoi essere in giro nascosta da sciarpa e cappotto, in minigonna o avere il classico fascino che ti donano 10 chilometri di corsa. In ogni caso prima o poi sentirai un fischio, un «Bella!» o un «Ehi, come ti chiami?». Uno degli approcci più frequenti e fastidiosi è il «Hai bisogno di compagnia?».
L’indifferenza è un’arma che funziona sempre. Ma alle volte preferisco divertirmi e al gruppetto davanti al bar che urla « È da mezz’ora che ti sto aspettando!» rispondo: «E dov’è la mia birra?». La scena è da interrogazione a sorpresa. Sguardi impacciati che iniziano a cercare qualcosa sotto i tavoli. Perchè, alla fine, sono più imbranati degli italiani.