Un Watergate all’Italiana si potrebbe dire. Anche se, non si capisce bene per quale motivo, il risalto mediatico non è così forte come fu quello di Woodward e Bernstain che costrinsero Nixon a dimettersi dalla Presidenza degli Stati Uniti.
Certo, sono due situazioni molto diverse, ma, ad avviso di chi scrive, la gravità delle pressioni provenienti dalla Presidenza della Repubblica per l’avocazione delle indagini sulla presunta trattativa Stato-mafia, è decisamente superiore rispetto a quanto vogliono farla apparire. L’avocazione non è altro che la decisione, presa dal Procuratore Capo, di togliere le indagini dalle mani dei Pm che le stanno conducendo e consegnarle ad altri. Questo, come è facilmente intuibile, comporta un rallentamento inimmaginabile. Decine di anni di indagini che devono essere ristudiate da zero.
Lo stralcio delle intercettazioni che vi proponiamo nel video qui sopra, vede protagonisti i due personaggi principali di questo tentativo, che fortunatamente non è andato a buon fine grazie alla presa di posizione del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso. Si tratta di Nicola Mancino, ex Ministro dell’Interno e ex Presidente del Senato sul quale pende una richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza proprio nell’ambito delle indagini sulla trattativa; e Loris D’Ambrosio, che è il consigliere giuridico del Presidente della Repubblica. Questo D’Ambrosio pare proprio che si prenda a cuore le richieste di Mancino, e cioè di bloccare, tramite l’avocazione, le indagini di Palermo, Caltanissetta e Firenze. Tanto che ne parla con Napolitano in persona, il quale, a quanto dice il consigliere, è assolutamente sulla stessa linea d’onda.
Si tenta quindi di fare il possibile convocando più volte Grasso e chiedendogli se fosse possibile fare qualcosa. Una delle ipotesi che propongono è quella di “punire” le tre procure sostenendo la tesi secondo la quale ognuna procede per la propria strada, senza cioè coordinamento interno. Questo, secondo il regolamento delle DDA, sarebbe causa di intervento del Procuratore Nazionale.
Ma siccome, come detto sopra, Grasso non ne vuole sapere – visto che le inchieste procedono come da regolamento, e sopratutto QUESTE indagini non si toccano – sembra che arrivi direttamente dal Presidente della Repubblica l’indicazione a rivolgersi al Procuratore Generale della Cassazione, incarico ricoperto allora da Vitaliano Esposito. Il perchè è presto detto: la Procura Nazionale è interna alla Cassazione. E infatti dal Colle parte una lettera, firmata da Donato Marra, segretario generale della Presidenza della Repubblica, diretta proprio a Esposito nella quale si chiedono “informazioni sul coordinamento delle inchieste fra le Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze.”
Mancino è preoccupato di due cose: primo, che la lettera in questione, della quale lui è a conoscenza, non venga resa pubblica; secondo è il confronto che gli vogliono far fare con Martelli. Teme infatti che questo lo porti in guai giudiziari peggiori, e nella telefonata che riportiamo spiega anche il perchè.
Oggi nuove rivelazioni stanno uscendo e pare che Mancino non abbia contattato “solo” il Quirinale, ma anche altre alte cariche dello Stato ma che nei verbali sono segnati con Omissis.
In tutta questa vicenda le reazioni politiche sono diverse. Lega e Idv sparano contro il Colle che avrebbe agito per sotterrare la verità sulla trattativa. Il resto dei partiti invece attaccano Idv e Lega perchè hanno un atteggiamento violento contro il Presidente Napolitano.
GIAMPAOLO ROSSI
per Wilditaly.net