di Luca Riposati
LA TRAMA
«Allora, bisogna intendersi. Nel Nord Europa sono persone migliori di noi (come comunità e pigliati uno per uno, random), che con fatica e rettitudine hanno costruito una società più bella: andare li e pensare di godere del loro paradiso a gratis, è impossibile tanto quanto per un nigeriano fare le vacanze in Versilia con i guadagni di una settimana. Sono costosi proprio per tenere alla larga i porci latini come noi. Giustamente hanno paura che sporchiamo, e ci chiedono una “caparra” mostruosa.
Capitolo Ex-Unione Sovietica. TUTTE le “repubbliche” attuali sono il piu merdosi e violenti paesi della storia. I russi, ucraini, bielorussi & co, che da sempre son stati felici di fare gli schiavi (che fosse per lo zar o per i comunisti o per gli oligarchi è uguale), hanno pigliato il lato migliore del capitalismo. No, non lo spirito d’impresa, ma la mancanza assoluta di valori e la tendenza alla violenza immotivata. Sono paesi di belve immorali assetate di sangue che capiscono un solo linguaggio, quello dei soldi. Se in Svezia è tranquilla andare in ostello, nell’ex USSR l’unico modo di sopravvivere è rimchiudersi nelle fortezze dei super-ricchi. Che comunque, sono mafiosi o ex dirigenti del KGB – io NON credo che ci lasceranno vivere. Comunque è fattibile, non affliggiamoci. E noi da occidentali sappiamo che faremo semplicemente tutto quello che è POSSIBILE fare, senza chiederci se sia giusto o sbagliato. Compreso clonare i dinosauri.»
Pochi mesi fa, con queste righe, condividevo con i miei compagni di viaggio le mie considerazioni su Scandinavia e un posto tipo Mosca, o Kiev. Andremo in vacanza in Svezia. Chissà perché. Ma queste son bagattelle: stasera in campo c’è stata una bizzarria del destino mica male.
Al pronti e via da una parte c’è uno slavo, arrogante, lunatico, geniale e indisponente, dai modi levantini e al contempo bruschi, lingua di frusta e strada. Zlatan Ibrahimovic passa il suo tempo sulla terra come un califfo, come un mammasantissima della mafia russa, un pirata ottomano, uno zingaro di Guy Ritchie. L’educazione siberiana e quella olandese nei piedi. Intelligentissimo e provocatore, sta con una donna molto bella e più grande di lui che di professione non ha mai fatto la mignotta, come trequarti abbondanti delle altre wags. Buon per lui, sul serio. Gioca nella Svezia della misura e del bon-ton, politicamente corretta e sostenibile. Avverso ai propri splendidi, civili, compaesani, si è più volte ostracizzato dalla Nazionale, per la quale è ritenuto, e si ritiene, troppo individualista, spavaldo, arrogante. Con tempismo eccezionale, Ibrahimovic, a questo punto segna. Dall’altra parte c’è un biondino che è stato molto molto bravo a giocare a pallone, che come dicono quelli che parlano bene il calcio, è sempre stato un campione dentro e fuori dal campo. Tiepido ma affettuoso, esuberante ma paziente, debordante ma corretto, Shevchenko sembra uno svedese d’adozione. Forse son stati scambiati nella culla, chissà. (E qui segna ancora Shevchenko, ma tiro dritto, non cambio quel che sto per scrivere). Di Shevchenko mi piace ricordare il mellifluo servilismo dello schiavo liberato: sentirgli tessere le lodi, anche extracalcistiche, del padron Silvio, in pieno berlusconismo, fu irritante al punto di auspicarne un veloce ritorno nella steppa radioattiva che lo aveva cagato. Invece svernò nel gelo di Londra, a baciare la maglia alla prima rete, a giurare una frettolosa fedeltà al suo nuovo Zar, ma subito dopo accantonato da un Mourinho specialmente nervoso, a cui certi sorcetti non devon esser mai piaciuti. Nel frattempo mi torna in mente l’intesa tra Mou e Zlatan, nemici giurati del Barcellona dei Buoni. Ibra ne scappò, probabilmente stuccato dalla presenza di una ventina di nanerottoli perfettini. E così, tra una baciata di pile e una porta sbattuta, ecco i nostri eroi uno davanti alla sua nemesi, che si incrociano qui, sul fronte orientale. Due opposti che si son scambiati nazionalità, e solo per una beffa, si dividono lo stesso colore. Giallo come i capelli biondi di Shevchenko, giallo come l’oro che Ibrahimovic porta nel nome. Segna due volte Shevchenko, che fa una doppietta suduto sul gruzzolo di miliardi sporchi di Berlusconi e Abramovic, fregandosene di quanti cani hanno ammazzato i suoi compatrioti per dargli la possibilità di organizzare questa pantomima. Ma apre le danze le aveva aperte Ibra, il paladino dei buoni stralunati per il fatto che i padroni di casa gli abbiano fregato la tradizionale divisa gialla. Che poi Zlatan rulla due sputi, zi, che cazzo, zi, avete fatto segnare quello la, cazzo.
La scena madre
Il telecronista che sul 2 a 1 per l’Ucraina dice “se vincono domani da queste parti avremmo un clima meno compassato. A Kiev gli svedesi hanno portato entusiasmo ed esuberanza” lasciandoci immaginare uno degli scenari più lugubri d’Europa.
Man of the match
Ibrahimovic, gioca a pallone come un Casalese. E non il match winner Shevchenko, perché con la solita spocchia stradaiola, Zlatan si preoccupa solo di smentire quei giornalisti che lo avevano tacciato di non segnare mai in campo internazionale (ma lui è svedese, segna SEMPRE in campo internazionale, da quando ha lasciato il Malmo). Prima e dopo il compitino, se ne catafotte di tutto. Un avversario che gli passa troppo vicino, dandogli la possibilità di sciorinare tutto il repertorio di gestacci e minacce turco-gitano-italo-bosniache.
RVSP
http://www.fhm.com/girls/high-street-honeys