Una proposta nata alcune settimane fa, ma che ha visto una gestazione ben più lunga su Internet ed i social network, quella avanzata dal Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino: l’approvazione rapida, e si spera indolore, della legge sull’equo compenso nel lavoro giornalistico. Il disegno di legge “recante norme per promuovere l’equità retributiva nel lavoro giornalistico” dopo l’approvazione alla Camera, ha infatti subito un brusco rallentamento presso la Commissione Lavoro del Senato.
La raccolta firme è partita da Lecce nel corso di un incontro organizzato da “Informazione Precaria“, una vera e propria squadra composta da più voci e realtà. Giornalisti, giornaliste, operatori, fotografi e addetti stampa hanno discusso di precarietà, legge sull’equo compenso e riforma dell’ordine. Paola Laforgia, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Raffaele Lorusso, presidente Assostampa Puglia e numerosi componenti del direttivo, i consiglieri regionali e nazionali dell’Ordine dei giornalisti eletti in Puglia, alcuni giornalisti della rete “Giornalisti di Capitanata“, le parlamentari Teresa Bellanova e Adriana Poli Bortone (componenti della Commissione Lavoro), numerosi rappresentanti delle istituzioni locali, delle imprese e dei sindacati hanno cercato di trasmettere l’importanza dell’informazione, affinchè sia “un diritto primario dei cittadini, garantito dall’articolo 21 della Costituzione”. Ed ancora: “Gran parte degli editori sfrutta i giornalisti retribuendoli con compensi da fame, che si trasformano di fatto in un ricatto permanente. Pochi euro per articolo non garantiscono né la qualità dell’informazione né la necessaria libertà dei giornalisti. Il governo non può rendersi complice di questa nuova schiavitù, mentre distribuisce milioni di euro di provvidenze ad editori che sfruttano i sogni di migliaia di giovani di tante età e rubano il diritto dei cittadini alla verità”.
Sono diversi mesi, inoltre, che il Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, ha stabilito una connessione diretta con i giornalisti, attraverso la fitta rete di Internet: “Noi, che non siamo né politici né tecnici, pensiamo che combattere ogni forma di sfruttamento sia un dovere morale”. E a proposito delle iniziative del governo, ha tranquillizzato i lavoratori: “Occorre un provvedimento ad hoc. Il ministro Severino si è offerto di presentarlo, se le forniamo un testo condiviso che è possibile mettere a punto se la si smette con le furbizie di chi fa calcoli d’ogni sorta”.
Non così magnanimi i tempi per giornalisti, tecnici e maestranze di Teleregione, i quali vantano crediti fino a dieci mensilità. L’Associazione della Stampa di Puglia e la Slc-Cgil della provincia Bat hanno espresso, infatti, profonda preoccupazione per la situazione dei lavoratori.
“Grave e inaccettabile è il comportamento del management aziendale, e in modo particolare del direttore generale, indisponibile a qualsiasi ipotesi di pagamento graduale delle spettanze arretrate dei lavoratori. Oltre che la situazione di difficoltà e indigenza in cui versano ormai i dipendenti e le loro famiglie, impossibilitati a far fronte ai bisogni più elementari della quotidianità”, hanno dichiarato i Sindacati a fronte dell’assenza di un qualsiasi piano aziendale che consenta il superamento dell’attuale fase di crisi ed il rilancio dell’attività. Assostampa e Slc-Cgil hanno poi evidenziato uno dei punti più ambigui della vertenza: “La mancanza di strategie aziendali e di una sia pur minima bozza di piano di impresa ha reso impossibile la sottoscrizione dell’accordo di Cassa integrazione in deroga, che avrebbe giovato alla società, sgravandola di una parte dei costi, e ai lavoratori, che avrebbero ottenuto maggiori certezze sul piano reddituale e della salvaguardia dei posti di lavoro”.
I Sindacati non hanno inoltre escluso l’istanza di fallimento, ribandendo la necessità di portare avanti il ricorso per comportamento antisindacale contro l’editore di Teleregione, che sarà discusso nei prossimi giorni.
Una crisi profonda quella del settore editoriale e che ha inesorabilmente investito differenti segmenti dell’ambito, dalla carta stampata alle radiotelevisioni locali: nel corso del 2011 sono stati presentati, infatti, stati di crisi in tutte le maggiori aziende italiane e chiuse realtà che hanno fatto la storia del giornalismo. Un’informazione ormai non più solo vestita di precarietà, ma che nel gioco della torre pare stia sempre più assumendo le caratterische dell’elemento facoltativo e negoziabile. Ed in maniera univoca.