In questi giorni si tengono gli scrutini di fine anno. Ogni alunno di ogni classe sarà valutato per quanto ha fatto nel corso dell’anno considerando tutte le capacità, l’impegno e le possibilità didattiche a disposizione. Ora anche i prof dovrebbero essere giudicati. Se ne parla da qualche anno, ma la valutazione tarda ad arrivare. È oggetto di contesa tra sindacati e Ministero. E controversia tra docenti e dirigente (in molte scuole). Le diverse filosofie della valutazione dei docenti affondano le radici nel “senso aziendale” della valutazione dei lavoratori, nell’uguaglianza europeista che tutto e tutti ha oramai coinvolto e in molte altre elucubrazioni che nulla hanno a che fare con la scuola.
Se valutazione deve essere, allora che valutazione sia, ma per tutti. Compreso il ministro, il ministero e tutti gli addetti ai lavori.
Il ministro Profumo da tecnico ha ereditato una “cattedra” scomoda, da tempo martoriata da mille riforme inconcludenti e da un più recente taglio dei lavoratori (altro non è la riforma Gelmini) che ha messo in ginocchio la scuola italiana per far quadrare i conti dello Stato.
I problemi si sono ampliati anche a causa della riforma delle pensioni che non aiuta i giovani docenti, precari storici da oltre un decennio, a stabilizzarsi nel mondo del lavoro, ma non “sgancia” la vecchia guardia dei docenti dal loro posto fisso verso una serena terza età.
Quindi, Signor Ministro, pur riconoscendole parte del nobile lavoro che in pochi mesi ha fatto e ringraziandola di averci inviato una lettera accorata e sentita in cui ha messo in luce parti del suo programma, a Lei che ha parlato di merito (e la scuola ne merita tanto), proponiamo: “Non se la sentirebbe a fine anno scolastico di essere valutato anche lei per il suo operato? “