Nuovo MondoVenezuela “paese a rischio crollo”. Si apre la conquista delle grandi potenze

Proprio lì dove la crisi sembra non esserci (anche quest’anno il continente latinoamericano chiude con un +3,9% di crescita totale) ed i dati economici (inflazione a parte) sono tutti con il segno ...

Proprio lì dove la crisi sembra non esserci (anche quest’anno il continente latinoamericano chiude con un +3,9% di crescita totale) ed i dati economici (inflazione a parte) sono tutti con il segno positivo, ecco piombare impetuosi i fantasmi delle agenzie di rating e dei sondaggi a grande manipolazione. Se in Messico non ci sono rischi economici, ma soltanto grandi piani di comunicazione per boicottare il “pericolo di sinistra” Lopez Obrador, ora dato per distanziato di venti punti dal favorito, ora dato in piena corsa per la presidenza, in Venezuela invece la situazione è molto più complessa. Come se non bastasse Hugo Chavez (che non ha ancora presentato ufficialmente la sua candidatura, registrandola) presidente part-time per le sue ormai continue ed intense cure a Cuba per un tumore che sembra ormai dargli pochi margini di curabilità, ecco JP Morgan gridare al mondo che il Venezuela è un paese a rischio, che fra qualche mese potrebbe trovarsi nella condizione di non poter pagare il corrispettivo dei buoni emessi, con un’inflazione che sfiora il 30% e con un eccesso di spesa pubblica non più compensabile con le esportazioni petrolifere. Dal governo rispondono che è in atto il solito complotto per influenzare il risultato finale delle elezioni e che il paese si mantiene in crescita secondo le previsioni con un incremento del 5,6% del PIL. Nel frattempo il governo via twitter di Hugo Chavez sta giocando brutti scherzi, viste le enormi divisioni nel suo partito, le chiacchiere ingestibili sulla salute del presidente e sull’economia continuamente foraggiata ad un enorme finanziamento oltre le possibilità. Poi c’è l’accusa di manipolazione dei sondaggi che darebbero Chavez in vantaggio ora di quindici ora perfino di trenta punti, mentre i giornali vicini all’opposizione parlano di una differenza di circa 9-10 punti che sarebbe perfino recuperabile se solo l’informazione non fosse sempre più filtrata. Saranno mesi duri, ma su queste elezioni ben presto arriverà anche il peso di Usa, Russia e Cina, perché, anche se non sembra, il Venezuela è ben più importante di quanto non sembri.

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