KROKODIL FESTIVAL: UOMO MANGIA UOMO
Vladimir Arsenijevic, è uno scrittore emerso dall’ex Jugoslavia dopo la guerra. C’era una specie di gara ad accaparrarsi gli scrittori che raccontavano la crisi, ci spiega Vladimir, anche se poi i rapporti con le case editrici si interrompevano spesso senza nessun risultato. Stiamo informandoci sui nuovi autori dell’ex Jugoslavia. L’altro ieri la segretaria della Biblioteca Nazionale Serba ha osservato come per loro il tema della guerra negli anni abbia perso vigore, lasciando spazio ad una sorta di cupo e disincantato scetticismo. Il lavoro di Vladimir conferma questa direzione, pur distinguendosi per il suo umorismo disperato e spietato, tinto da spesse pennellate noir. Nello spettacolo di Books Across Balkans abbiamo utilizzato un estratto del suo ultimo romanzo uscito in Italia: Predator. Qui la tragedia dei Balcani esce dai confini assieme ai tanti protagonisti della storia, come capita al disperatoex campione di nuoto di Sarajevo, chiamato Dumbo per via delle enormi orecchie. Il destino dell’antieroe di Arsenijevic è tragico: dopo aver combattuto con le truppe serbe, lascia Sarajevo per morire di eroina in Spagna vegliato dai senza tetto di Barcellona.
by Alexandar Zograf
Predator è un libro di storie di vita intessute attorno alla vita di un cannibale moderno, un’opera in cui le ragioni delle vittime si confondono spesso con quelle del loro carnefice. Una metafora cinica e disincantata dell’opportunismo che spesso condiziona le relazioni umane. “Uomo mangia Uomo” ci dice Vladimir nella penombra del Vip Club dopo la prova del suono. Più cinico di così… Eppure il festival Krokodil sta proprio l’opposto di questa visione, perchè propone un rimescolio di culture e di autori generoso e vitale, contraddicendo nei fatti lo scetticismo disincantato di Vladimir.
A cosa sia dovuta questa contraddizione non è chiaro. Forse all’amore di Arsenijević per il punk e la sua attitudine confusionaria, capace di tenere assieme incompatibilità e principi opposti. O forse la contraddittorietà è da ricercare nelle origini balcaniche di Vladimir. Esiste un proverbio da queste parti secondo cui quando due serbi discutono assieme, hanno almeno tre opinioni diverse. Ottimismo, apertura e cupa critica sociale. Questo il Krokodil Festival.
JUGO PUNK
Sono le nove di sera, il Krokodil è cominciato da un pezzo e gli autori stanno dandosi il cambio sul palco. Provengono da tutti i paesi dell’ex Jugoslavia e da altre parti d’Europa. Noi dobbiamo cambiarci per il concerto e torniamo brevemente in albergo. Ci accompagna il sig. Gennaro, italiano che vive a Zagabria ormai da trent’anni. Ai tempi dell’Alfasud di Pomigliano D’Arco emigrò in Germania, dove conobbe una donna croata. Decise, in controtendenza, di trasferirsi per sempre in ex Jugoslavia lavorando come sarto. Il cuore è spesso alleato della pancia nel far muovere le genti. Ritorniamo al club per le dieci passate e cominciamo il concerto. Suonare in Croazia ci sembra quasi di suonare in casa, anche perché ci sono vari amici croati che ci conoscono, alcuni di loro ci chiedono pezzi dei vecchi dischi, in particolare quelli nello sloveno delle Valli del Natisone.
Tra il pubblico c’è anche Franko, che ci ha visti suonare anni addietro dalle parti di Fiume, e che oggi è tornato a vederci a Zagabria, dove vive. Franko è un punk vecchio stile, amante dell’antagonismo sociale e della letteratura del Sud Europa che sta studiando all’Università di Zagabria. E’ legato ai nostri vecchi dischi, storce un po’ il naso sulle nostre nuove ricerche. Approfittiamo per fargli una breve intervista per il video che faremo sul tour. Franko sceglie di parlare in italiano, visto che lo parla benissimo per le sue origini istriane, poi comincia un divertente monologo da antagonista sociale tout court, prendendosela un po’ con tutti, dai moderni scrittori ai politici della ex Jugoslavia a quelli attuali. Franko è un libertario antagonista duro e puro.
Conosciamo bene la scena punk dell’ex Jugoslava. Tutta un’altra cosa che da noi. E’ sempre stato così. Andare ad un festival oltre confine o finire in un concerto col pubblico composto da punk sloveni e croati era sempre un’emozione unica e a volte non del tutto tranquillizzante. Chi scrive si ricorderà per sempre il pogo sloveno ad un concerto dei Bad Religion di vent’anni fa, dove l’esuberanza dei punk di oltre confine finì per spezzargli l’incisivo davanti a metà. In un colpo solo. I punk sloveni sono sempre stati senza compromessi. Tutto o niente e l’esperienza ci dice che porre un freno alle criticità antagoniste del nostro Franko è completamente inutile. Ci limitiamo a fargli domande a raffica, senza pensare minimamente di contrapporci al suo fantastico e radicale essere “sempre contro”.