Era una sostituzione di cui si parlava da mesi e che ora è diventata ufficiale: a prendere il posto del card. William Levada nel ruolo di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – ossia di custode dell’ortodossia cattolica – sarà il tedesco mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Ratisbona dal 2002. 64 anni, amico di papa Ratzinger, Müller è un teologo dogmatico che, in partenza, sembra avere tutte le carte in regola per occuparsi delle pesanti questioni dottrinali attualmente sul tavolo.
Müller è un ratzingeriano doc: tanto che il papa gli ha affidato la cura editoriale della propria opera omnia, 16 volumi in lingua tedesca. Tuttavia, non è amato dall’ala più tradizionalista della Chiesa, preoccupata dal suo background teologico progressista e da un’amicizia considerata “pericolosa”: quella con il fondatore della Teologia della Liberazione – che, nata negli anni ’70, cerca una sintesi tra cattolicesimo e analisi marxista della società – Gustavo Gutierrez, di cui è stato allievo, e con il quale nel 2004 ha scritto un libro, An der Seite der Armen. Die Theologie der Befreiung (Dalla parte dei poveri. La Teologia della Liberazione). Nonostante l’avversione di papa Wojtyla, che portò, negli anni ’80, a critiche e condanne della Teologia della Liberazione, l’ortodossia di Gutierrez fu certificata dallo stesso Ratzinger – “grande inquisitore” per 23 anni – dopo un percorso di correzioni e revisioni.
Quel che è certo è che i compiti che, da prefetto, Müller si trova di fronte sono scottanti. La sua nomina implica quella a presidente della commissione Ecclesia Dei, incaricata del processo di dialogo proprio con gli scismatici lefebvriani, che Ratzinger vorrebbe a tutti i costi reintegrare; dovrà occuparsi della questione del commissariamento voluto dal Vaticano dell’organismo che rappresenta le religiose americane, accusate di femminismo e di posizioni troppo avanzate, nonché della devastante crisi della pedofilia ecclesiastica. La fiducia nella sua trasparenza in proposito è già stata messa in discussione dall’associazione statunitense delle vittime degli abusi, la Snap, che ha fatto osservare come Müller, da vescovo, abbia reintegrato, nel 2004, un prete accusato di abusi sessuali, poi condannato.
Il neoprefetto dovrà anche fare i conti con il crescente dissenso ecclesiale che si sta diffondendo a macchia d’olio in Europa; e se può fare fede un suo articolo che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha imposto nel giugno scorso ai gesuiti della rivista tedesca Stimmen der Zeit, in cui egli rigetta l’ipotesi del sacerdozio femminile, appare chiaro che il rischio è quello di una chiusura del dialogo con quelle parti della Chiesa che chiedono passi avanti e una nuova attenzione pastorale.
9 Luglio 2012