E’ probabile che qualcosa si cambiato dopo l’ultimo vertice europeo della settimana scorsa, così come è possibile che oggi Mario Monti abbia più peso nel suo rapporto con Angela Merkel e dunque non sia in affanno.
Tuttavia fino a che staremo a valutare questo tipo di parametri non faremo grandi passi in avanti. La condizione del la trasformazione politica in cui siamo collocati obbliga oggi a non accontentarci più di una condizione possibile di “meglio governare”, quanto sulla necessità di “parlare chiaro”.
Al di là del linguaggio tecnico, il problema è una definizione chiara di ciò che si intende con crescita, che cosa si lega a quel termine, con quali parametri se ne parla, tenendo conto di quali priorità. E anche che cosa s’ in tenda con crisi politica.
Non è la crisi politica in cui siamo immersi anche una crisi culturale, un tempo avremmo detto una crisi intellettuale? Il tema quando si parla di potere locale non è come combinarlo con ciò che è il potere globale e come si forma non tanto un pacchetto di cose da fare, ma di mentalità che connetta questi due diversi ambiti, molto spesso percepiti come lontani, opposti, naturalmente confliggenti. E’ ciò su cui provano a farci riflettere due “signori “vecchi, Stéphan Hessel e Edgar Morin con Il cammino della speranza, un libretto uscito in questi giorni per Chiarelettere.
E’ strano che due signori oltre i novanta anni, quando il senso comune dice che avrebbero tutte le condizioni per non preoccuparsi del domani, si prendano la briga di spiegare a quelli più giovani di loro che un altro futuro è possibile. E’ curioso, ma non è fuori luogo, E’ il tema appunto non del governare bene ma della necessità di parlarci chiaro, forse la vera e unica rivoluzione culturale, al netto delle convinzione complottiste, e del ricorrere alla saggezza della propria suocera, che possiamo intraprendere oggi.
6 Luglio 2012