Come volevasi dimostrare. Il “Fronte al-Nusra”, un gruppo jihadista siriano, ha rivendicato l’attacco della scorsa settimana contro la sede di Syrian News Tv, al-Ikhbariya, emittente con posizioni vicine al governo. L’attacco ha provocato sette morti e un’ondata di indignazione tra i giornalisti locali, i quali per la prima volta si sono sentiti chiamati in causa nella crisi, non tanto come procacciatori di notizie, bensì target del terrorismo che sta martellando Damasco. La rivendicazione di al-Nusra è stata riportata da Site, il sito americano che monitora i forum islamico-estremisti su internet. Il gruppo è stato già responsabile di precedenti attacchi. Sia nella capitale che ad Aleppo. Aver colpito al-Ikhbariya significa aver cercato di bloccare «un’arma nelle mani del governo del tiranno Bashar al-Assad, che può essere anche più efficace del potere militare». Così si legge nel comunicato.
Secondo gli osservatori Usa, le origini di al-Nousra sono poco chiare. Fino a qualche mese fa, si era pensato che fosse una costola di al-Qaeda in Iraq (al-Qaeda in Mesopotamia), organizzazione attiva da ben più tempo e che ha già dimostrato la propria efficienza operativa e propagandistica. Attualmente si sa che al-Nusra ha insediato il proprio quartier generale a Homs.
In un primo momento, l’attentato ad al-Ikhbariya era stato attribuito ai servizi di sicurezza pro-Assad, intenzionati a riscuotere commiserazione da parte dell’opinione pubblica straniera. Un’autopunizione del tipo “Vedete? Anche noi siamo vittima del terrorismo”. Ad interpretare così gli eventi era stata l’opposizione, il Consiglio nazionale siriano. Una teoria però sempre meno sostenibile. Non fosse altro perché i jihadisti – nella loro grottesca vanità autocelebrativa – sono orgogliosi di rivendicare i colpi messi a segno. Come volevasi dimostrare quindi. In Siria la rivolta vira verso la guerra santa. Alla faccia delle democrazia.
4 Luglio 2012