Opportune et importuneLa particella di Dio fa miracoli e converte pure Margherita Hack

Deve essere proprio "divino" questo bosone di Higgs, la cui scoperta è stata annunciata ufficialmente dal Cern di Ginevra il 4 luglio scorso, se arriva persino a fare miracoli! Parliamo dell'improv...

Deve essere proprio “divino” questo bosone di Higgs, la cui scoperta è stata annunciata ufficialmente dal Cern di Ginevra il 4 luglio scorso, se arriva persino a fare miracoli! Parliamo dell’improvvisa “conversione” di Margherita Hack, astronoma, astrofisica, accademica dei Lincei e soprattutto presidente onoraria dell’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Quelli, per intenderci, delle campagne contro lo “sbattezzo” e delle scritte sugli autobus come quella comparsa a Genova qualche anno fa: «La cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno».

La Hack è da anni che predica che alla radice della nostra esistenza c’è il caos, che nessuna logica regge il mondo e che pensare ad un creatore di tutto è pura follia.
«Le rappresentazioni dell’universo elaborate dagli scienziati possono anche essere arbitrarie», spiegava di recente, «ma sono comunque meno infantili che immaginare un “babbo”, il Padre eterno, che ha creato tutto ciò».
Scienza e fede, secondo la studiosa, non solo non possono convivere ma sono addirittura agli antipodi: «Dio è la più comoda delle risposte per spiegare il mistero che ci circonda. È l’invenzione con cui l’uomo spiega quello che la scienza non chiarisce», era la sua tesi, «siccome dispiace morire, fa piacere credere in un aldilà. Nell’antichità non si conosceva nulla dell’universo e lo si popolava di dei. Ora che la scienza ha scoperto grandissime verità, lo spazio di Dio si restringe. Com’è possibile che una zuppa di particelle elementari si sviluppi fino a diventare un organo come il cervello umano, più complesso di qualsiasi galassia? Non lo so, ne resto meravigliata ma non voglio spiegarmelo con la scorciatoia di un dio. Io non credo perché non ne ho ragioni scientifiche. Mi sembra un’idea assurda».
E i credenti? Per la Hack sono una massa di creduloni: «Dio è come Babbo Natale o la Befana», è il suo mantra con cui riceve gli applausi nei salotti radical-chic, «a mano a mano che si cresce ci si ricrede e li si valuta per quello che sono: un mito!».
Nel gennaio 2010, duellando in un dibattito pubblico con il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, la Hack dichiarava: «Voi spiegate la complessità della materia con l’azione di un dio, io credo che la materia si sviluppa da se stessa. Sono posizioni equivalenti, entrambe plausibili e indimostrabili. Quella di Dio però mi sembra una soluzione infantile».
Sappiamo che il bosone teorizzato da Higgs nel 1964 era il tassello mancante del cosiddetto Modello Standard, la teoria che spiega l’architettura di base della natura. Sarebbe lui il fornitore di massa a tutte le altre particelle subatomiche della materia.
Smentita clamorosamente sul punto, che la materia si forma da se stessa senza un’origine superiore, la Hack ha innestato in fretta e furia la retromarcia: «Il bosone di Higgs? Io lo chiamo addirittura Dio», ha detto in un’intervista al magazine online Babylon Post, «poiché é la particella che spiega come si forma la materia delle altre particelle e siccome queste sono quelle da cui poi deriva tutto – le stelle, gli elementi che abbiamo sulla terra, compresi quelli che compongono gli esseri umani – questa particella è veramente Dio».
Ma non era atea, la Nostra? «È solo un modo di dire», ha replicato in un’altra dichiarazione di questi giorni, «io in Dio non credo, ma posso dire che per me Dio è il bosone di Higgs perché è in grado di creare la materia».
È dunque risolto il “mistero” dell’origine dell’universo? Nient’affatto, ovviamente. Come ha scritto giustamente Ubaldo Casotto sul Foglio del 5 luglio: «Gli scienziati, almeno quelli seri, non sono mai apodittici e anche in questo caso parlano di valori che garantiscono “l’altissima probabilità” della presenza del fatidico bosone, e, soprattutto, dicono che il suo ritrovamento non chiude nessuna partita, anzi “ha aperto una nuova fisica”. E con umiltà spiegano che non tutto è andato come previsto, che la scienza, scusate il bisticcio, non è una scienza esatta, che le caratteristiche del bosone sono diverse da come la teoria l’aveva immaginato (avete letto giusto, gli scienziati, i fisici almeno, usano l’immaginazione), ma “proprio le nuove anomalie intraviste nel bosone di Higgs – ha detto Rolf Heuer, direttore generale del Cern – potrebbero costituire l’anello di congiunzione con la realtà che ancora ignoriamo”».

Non c’era certamente bisogno della “particella di Dio” per sapere che una delle più grandi conquiste della scienza è l’avere scoperto che una logica coerente regge il mondo, dall’Universo subnucleare ai confini del Cosmo. Questa logica nessuno sa dedurla dal caos. Quindi deve esserci l’autore. Gli atei dicono che non ce n’è bisogno, però non lo sanno dimostrare.

«Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato», scriveva Albert Einstein. Uno che, scommettiamo, a differenza della Hack, non sarebbe mai arrivato alla presidenza degli atei e agnostici razionalisti.

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