IotaLa prima tournée di Ban Ki-Moon nei Balcani (c’è anche Srebrenica).

Si conclude oggi il viaggio di sei giorni del Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, nei paesi dell'ex-Jugoslavia: un'odissea dall'importante valore simbolico, ma che non riesce a far dimentica...

Si conclude oggi il viaggio di sei giorni del Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, nei paesi dell’ex-Jugoslavia: un’odissea dall’importante valore simbolico, ma che non riesce a far dimenticare i gravi errori commessi dall’organizzazione negli anni della guerra.

Ban Ki-Moon, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, si è recato in un viaggio di sei giorni attraverso i paesi nati dalla disgregazione della Jugoslavia. Una vera e propria “odissea”, come è stata immediatamente ribattezzata dai media, che ha portato l’ONU a confrontarsi ancora una volta con la complicata realtà dei Balcani Occidentali.

La staffetta di Moon è cominciata a Ljubljana, il 20 luglio, e si è conclusa oggi, in Bosnia Erzegovina. La visita, come ci si poteva facilmente aspettare, ha avuto una portata essenzialmente simbolica. Il segretario ha voluto spesso lodare “i progressi compiuti dalle repubbliche”, “i risultati ottenuti sulla via dell’integrazione e della tolleranza reciproca” ed ha auspicato che Slovenia e Croazia possano costituire un punto di riferimento per i loro vicini. “La chiave per il futuro della regione è la riconciliazione”, questo il mantra ripetuto spesso dal primo funzionario del Palazzo di Vetro.

A Zagabria, Ban Ki-Moon ha lodato l’impegno della Croazia “per il mantenimento della pace nel mondo”. In Macedonia e a Priština, il segretario generale ha espresso la propria preoccupazione per l’aggravarsi delle tensioni tra comunità di etnie differenti.

Proprio la sua decisione di visitare il Kosovo è stata al centro di pesanti critiche, soprattutto dal momento che l’Assemblea Generale non si è ancora espressa in favore dell’indipendenza della provincia. Belgrado non ha gradito il gesto, anche dietro assicurazione che la visita non avrebbe significato alcun tipo di “riconoscimento implicito”. Vuk Jeremić, Ministro degli Esteri serbo recentemente eletto Segretario dell’Assemblea Generale ONU, aveva commentato nei giorni scorsi la scelta con una frase decisamente eloquente: “il segretario delle Nazioni Unite è il benvenuto in Serbia e potrà visitare ogni parte del paese”, sottintendendo quindi che la posizione dell’ONU non può prescindere dalla risoluzione 1244, a protezione della sovranità serba.

Toni ambigui ha avuto anche la sua decisione di visitare Srebrenica, una delle tappe finali del suo viaggio. Ban Ki-Moon vi si è recato nella mattinata di oggi per commemorare l’eccidio del 1995, sul quale pesa come un macigno la condotta irresponsabile delle Nazioni Unite e del contingente olandese allora schierato in difesa dell’enclave. E’, questa, la prima volta che un leader delle Nazioni Unite visita la città. Bakir Izetbegović, figlio di Alija ed oggi membro musulmano della presidenza, è stato chiaro : “oggi bisogna fare i conti con il risultato degli errori e della codardia dei tuoi predecessori”, ha detto al segretario generale dell’ONU : “le Nazioni Unite hanno chiuso gli occhi sull’inferno che si stava producendo in Bosnia Erzegovina”. Come prevedibile, non è mancata la puntuale rabbia delle “Madri di Srebrenica”, che hanno accusato l’ONU di aver operato come “un alleato dell’Armata Popolare Jugoslava e dei Serbi”. Ban Ki-Moon ha voluto sottolineare che le Nazioni Unite “devono trarre insegnamento” da quanto successo: se stesse pensando alla Siria, tuttavia, non è dato saperlo.

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