Anche stamattina, come tutte le mattine, mia nonna ha acceso la radio in cucina.
Dice di aver tirato un sospiro di sollievo dopo le parole di Cristinta Cifuentes, rappresentate del Governo della capitale, che, alla stazione es.radio, ha ribadito: «Madrid non è Atene».
Insomma, mi spiega nonna, non siamo certo la Grecia.
Non voglio contraddirla, ma la Cifuentes non si riferiva mica alla situazione economica spagnola.
In discussione c’erano gli scontri e le proteste sempre più simili a quelli della capitale ellenica. Immagini di un incubo ricorrente.
«Ci sarà una dura repressione contro i radicali, quelli che si identificano come antisistema, e vogliono creare terrore di piazza» avvertiva Cifuentes, dopo la marcia nera dei minatori su Sol.
Oggi è la volta dei dipendenti pubblici. Sono scesi in piazza per protestare di fronte alle sedi del governo di Rajoy, durante la pausa pranzo e i cambi di turno.
Dicono che dall’inizio della crisi si è perso il 9.6% di occupazione nel settore pubblico: dalla fine del 2010 sono andati in fumo 63 mila posti di lavoro.
Ma a Puerta del Sol ogni giorno è giorno di protesta: negli ultimi sei mesi nella sola Madrid ci sono stati 1.400 manifestazioni. 70 in una settimana. 10 al giorno. Uno, in media, ogni due ore.
Madrid però non è Atene. Non ancora. Yaya, tienes razón.
13 Luglio 2012