La settimana scorsa mi ha colpito la capacità del ministro Fornero di creare un onda positiva su una battaglia di civiltà come ben spiegato da Massimiliano Gallo su Linkiesta. Per me è stata la conferma che non appena il Governo fa quello per cui è arrivato a Palazzo Chigi, cioè uscire dall’immobilismo degli ultimi dieci anni, viene sostenuto dall’opinione pubblica, anche in rete. Oggi sul Corriere abbiamo cercato cerco di spiegare perchè ed in quale contesto.
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Guido Roberto Vitale e Andrea Tavecchio – Corriere della Sera – pag. 21 – 2 luglio 2012.
Caro Direttore,
come dimostrano i fatti di questi ultimi giorni il futuro dell’Europa e quindi il benessere di noi tutti, dipende anche dalla qualità della politica italiana. La crisi che stiamo attraversando ha creato disorientamento e paura, ma la notizia positiva è che la strada per uscire dal tunnel senza ulteriori danni sociali ci sarebbe. Si chiama Europa. Bisogna, però, “fare l’Europa” su basi serie e durature e non cercando di accollare il debito pubblico “latino” sulle spalle tedesche. Sarebbe un rinviare il problema perché in qualsiasi sistema, quando il ceto dei produttori non regge più il peso dei free rider e dei rentier, si rompe l’equilibrio e scatta la crisi politica e la fuga dal debito, come è successo in Italia sia con la prima che con la seconda Repubblica.
Questa crisi, invece, deve essere, come nella sua etimologia, un momento positivo per separare, discernere, giudicare, valutare e, in questa prospettiva, il Governo Monti, anche se a volte in modo non sistematico ed incompleto, ha sempre tentato di dare delle risposte pro europee, pro mercato e per la legalità. Un primo fondamentale passo per rifondare la Repubblica Italiana sul lavoro, sulla legalità, sul nesso tra rappresentanza politica e lealtà fiscale e non sulla spesa parassitaria e sul debito.
Non passa giorno che non vi siano nuove idee per costruire “qualcosa” per la competizione elettorale del 2013, progetti e alleanze che spesso mutano a seconda dei sondaggi e degli umori dell’opinione pubblica. Bisogna superare questa confusione ed essere certi che ci sia una forza che dia continuità alla rivoluzione culturale, su alcuni qualificanti argomenti, iniziata dal Governo Monti e spingere perché continui il lavoro anche sui cantieri, ad oggi, ancora aperti come una migliore e minore spesa pubblica, meno burocrazia e tasse per chi produce. Solo così, infatti, riusciremo a tornare a crescere.
Non importa sapere, oggi, se il risultato sarà una effettiva maggioranza parlamentare delle forze “pro Monti” o sarà, invece, una necessaria battaglia di testimonianza sulle idee anche se, pur non essendo sondaggisti né analisti politici, siamo convinti che gli italiani alle prossime elezioni voteranno, un pochino con il cuore ma, per fortuna, molto con il portafoglio e la testa. Voteranno la protesta antipolitica e antieuro? Secondo noi come dice Pietro Ichino “in questo momento, il vero e unico discrimine politico non passa tra centrodestra e centrosinistra, ma tra chi è convinto che si possa e debba uscire dalla crisi costruendo il Governo europeo dell’Economia (e allora non ci sono alternative alla linea Monti) e chi no”.
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