Fatti di ScienzaParticella di Dio: tutti gridano alla scoperta, ma l’annuncio ufficiale non c’è

Domani è previsto un seminario del CERN in cui verranno resi noti i risultati più recenti sulla caccia al bosone di Higgs. La ricerca dell'unica particella che ancora non sia stata "fotografata" da...

Domani è previsto un seminario del CERN in cui verranno resi noti i risultati più recenti sulla caccia al bosone di Higgs. La ricerca dell’unica particella che ancora non sia stata “fotografata” dagli strumenti del cosidetto Modello Standard, la teoria fisica più avanzata per la descrizione della materia, è cominciata negli anni Sessanta del secolo scorso, quando Peter Higgs ne ipotizzò l’esistenza. Il seminario ufficiale si deve ancora svolgere, ma molti in questi ultimi giorni hanno data per certa la scoperta del bosone. Come se domani si trattasse di ratificare quello che già tutti sanno.

Qualcuno, come Matthew Chalmers su Nature, è più cauto e sostiene che seppure rappresentando un passo avanti, i dati che si presenteranno domani non potrebbero dare la certezza di aver davvero “visto” la particella di Higgs. Per la stessa autoregolamentazione della ricerca internazionale, un “sì, l’abbiamo visto” può essere affermato solamente se l’incertezza statistica sui dati è inferiore allo 0.00006%, ovvero se si può dire di esserne sicuri al 99,99994%. Secondo quanto racconta Chalmers i dati di ATLAS e CMS, i due esperimenti del CERN che cercano Higgs, sarebbero molto vicini, ma non supererebbero questa soglia.

Dare la caccia al bosone di Higgs è sicuramente un’impresa intellettuale, scientifica e umana di portata tutt’altro che banale. Basti pensare alle migliaia di persone che lavorano al CERN di Ginevra e nei diversi centri di ricerca dove si fa la verifica dei dati raccolti. Ma anche alle enormi sfide tecnologiche che la messa in opera di una serie di esperimenti di così alto livello ha rappresentato.

Quindi è comprensibile che ci sia grande attesa, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno in ballo un viaggio a Stoccolma per un Nobel. Quello che fa arrabbiare qualche fisico, come Marco Delmastro, è la facilità con cui ci sono fughe di notizie. Fughe che alimentano e aumentano l’hype per l’evento mediatico. Quella di Delmastro non è una critica soltanto a chi cerca di guadagnare visibilità personale (anche in buona fede) sulla scorta dell’impresa (o della possibile impresa). Il punto è che rumors, voci di corridoio e pezzi di informazione che trapelano possono aumentare enormemente la pressione di chi sta analizzando i dati, inducendo anche senza volere distorsioni, errori o altro che una analisi serena lontana dai riflettori mediatici avrebbe potuto evitare.

La scienza non dovrebbe procedere per acclamazioni popolari, aspettative mediatiche, gossip e voci di corridoio, ma sulla base di dati validati, condivisi e discussi. Forse sarebbe il caso di fare tutto questo con serenità e non voler premere troppo sull’acceleratore. Troppo entusiasmo “preventivo” a volte è dannoso, come nel recente caso dei neutrini che si presumevano più veloci della luce. Sarebbe un peccato dover dire “molto rumore per nulla” anche in questo caso. (marco boscolo)