Chissà se il Vaticano darà avvio ad una spending review, nel solco di quella recentemente varata dal governo italiano? Se accadrà, non sarà però certo in tempi brevi. Perché finora l’escamotage individuato dal Vaticano per contenere i costi degli spostamenti di Benedetto XVI resta efficacissimo: le spese per i viaggi ed i soggiorni del papa, per i palchi ed i maxischermi, gli impianti di amplificazione, le strutture costruite ad hoc per consentire lo svolgimento delle kermesse papali, i ricevimenti, i trasferimenti, ecc. gravano sempre sui Comuni ospitanti (e quindi sui contribuenti); sempre sui fedeli delle diocesi interessate, che pagano con le offerte raccolte nelle chiese; e sulle Curie, che versano un contributo “volontario”, ma obbligatorio; e gravano talvolta anche sulle casse dello Stato, nel caso ad esempio che quello papale sia rubricato come “grande evento” (ma lo Stato, va ricordato, mette sempre a disposizione gli elicotteri dell’Aereonautica Militare per trasportare il seguito del papa, oltre a provvedere alla sua sicurezza personale ed all’ordine pubblico, in parte a carico anche delle polizie locali).
L’ultimo esempio è rappresentato dalla visita pastorale di Benedetto XVI nella diocesi di Frascati, il 15 luglio scorso. Visita lampo, per la verità, poiché il papa, dopo aver celebrato messa nella locale piazza S. Pietro, ha fatto ritorno nella residenza estiva di Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus di mezzogiorno, ma ciononostante piuttosto onerosa, dal momento che, oltre a tutte le offerte raccolte nelle chiese tuscolane la giornata del 15, alle parrocchie è stato chiesto di dare anche un contributo straordinario. Rigidamente pianificato e quantificato, nei termini della biblica “decima”: «Carissimo Confratello sacerdote – ha scritto infatti il vescovo, mons. Raffaello Martinelli a tutti i parroci della sua diocesi – in occasione della visita del Santo Padre di domenica 15 luglio prossimo, ti ricordo l’impegno di offrire, per le attività caritative internazionali del Papa, un contributo pari ad almeno il 10% delle entrate annuali della tua parrocchia».
Facciamo un po’ di conti. In una zona come quella tuscolana è difficile che le parrocchie abbiano entrate inferiori ai 100mila euro annui. Le parrocchie del territorio diocesano sono 25. È quindi realistico pensare che gli assegni in busta chiusa che i parroci devolveranno al papa superino in totale la cifra di 250mila euro. A tale somma va poi aggiunto il totale delle offerte che verranno raccolte nelle questue, durante le messe. Infine, l’inevitabile contributo della diocesi.
Una delle ultime visite pastorali di Benedetto XVI, quella ad Arezzo del 13 maggio, costò in totale 500mila euro. Di questi, 120 mila euro furono a carico della Regione Toscana, 90mila del Comune; più un contributo della Provincia, oltre a quello della diocesi ed alle offerte di fedeli ed enti vari. Certo, la visita a Frascati avrà costi prevedibilmente più bassi, per la minore durata ed il programma meno denso. Ma il papa viaggia sempre insieme ad un nutrito seguito, che prevede il segretario personale, il Prefetto della Casa Pontifica, il Reggente, l’assistente, il cameriere e il medico personale, numerosi uomini della scorta, (agenti della Gendarmeria e della Guardia Svizzera), oltre a cerimonieri, fotografi e giornalisti dell’Osservatore Romano, operatori della Tv e della Radio Vaticana. Insomma, la cifra sarà inferiore ai 500mila euro, ma non di moltissimo.
In ogni caso, per una trasferta di qualche ora, una visita “fuori porta”, a pochi chilometri di distanza da Castelgandolfo, le ingenti “offerte” di parrocchie e fedeli di Frascati costituiscono un contributo assai rilevante.