Mentre la discussione sull’indipendenza del Kosovo è ancora aperta, sostenitori e oppositori del nuovo stato sono d’accordo su almeno una cosa: i Rom Kosovari devono essere rimpatriati in Serbia e non nella loro terra d’origine.
L’Europa Occidentale rimpatria i Rom Kosovari. Secondo l’opinione di Jadranka Jelinčić, a capo del “Fund for Open Society”, lo fa però senza osservare la legge che regola i diritti dei profughi e dei richiedenti asilo politico: la loro destinazione infatti non è il Kosovo, ma la Serbia.
Dopo il conflitto del 1999, in totale circa 200 mila persone abbandonarono il Kosovo. Di queste, circa 150 mila dovrebbero ancora essere rimpatriate, secondo stime del Consiglio d’Europa. Negli anni della guerra, la discriminazione e le violenze furono particolarmente pesanti nei confronti della comunità Rom: la maggioranza Albanese li riteneva possibili alleati dei Serbi. In alcuni casi, come nel campo a nord di Mitrovica, essi furono costretti a stabilirsi in territori contaminati dal piombo, nei quali vivono ancora oggi.
Per Jelinčić, “è comprensibile che alcuni paesi che non riconoscono il Kosovo, come la Spagna, procedano al rimpatrio dei Rom inviandoli in Serbia. Ma per altri”, continua, “come la Svezia o la Finlandia, che hanno regolarmente riconosciuto l’indipendenza, questo fatto è inspiegabile”.
La situazione è parzialmente dovuta a ragioni burocratiche. I documenti di questi rifugiati sono stati emessi dalla Serbia oppure dalla vecchia Jugoslavia; ed essendo la prima il successore legittimo del vecchio stato, i governi sono obbligati a trattare con Belgrado.
Ma la questione non è soltanto amministrativa: secondo Amnesty International, a seguito della unilaterale dichiarazione d’indipendenza nel 2008, le autorità di Pristina sono state soggette a una pressione crescente da parte della Germania e di altri paesi affinché accogliessero nuovamente i profughi Rom. Ma in Kosovo sembrano mancare i mezzi e, soprattutto, la volontà politica di aiutare i rifugiati. Ancora oggi, come ricorda un recente rapporto dell’OSCE, “a un impianto legislativo avanzato” non fanno riscontro “sensibili miglioramenti”. Nel 2010, il Consiglio d’Europa ed Amnesty International sono arrivati a suggerire ai governi europei di “congelare” i rimpatri dei Rom in Kosovo fino a quando non sarà loro garantito un livello di sicurezza personale accettabile.