Ho letto con attenzione e interesse, nei giorni scorsi, quanto scritto da un autorevole economista come Tito Boeri su lavoce.info. Mi piace chi critica e annota sulla base di fatti, dati, numeri. E lui fa proprio questo. E spiega, numero per numero, che la spending review, da un lato è una manovra mascherata (questo ormai lo abbiamo capito) ma soprattutto, dall’altro, non taglia la spesa, ma solo la contiene. Di fatto, almeno per il prossimo triennio, il risparmio è risibile, e la “riduzione del perimetro dello stato”, al netto di tutto, serve solo a fare in modo che tra esodati e prepensionati lo stato non arrivi a costare perfino di più.
Verissimo. Tutto verissimo. Poi oggi sono stato a Roma, città che mi seduce sempre come nessuna ma che mai è riuscita a farsi amare. Di più. Sono stato nel “palazzo”, un convegno alla Camera che ho avuto il piacere di moderare. Internet e il mondo del lavoro che cambia, il tema che ho discusso coi relatori (politici, manager, ecc). Abbiamo detto cose interessanti e banalità, come sempre capita in questi casi. Non conoscevo personalmente nessuno dei relatori, e non so (dovrei, ma non lo so) dire come hanno, lungo gli anni, agito in coerenza coi principi e le idee che anche oggi in questa occasione hanno diffuso.
So però che i politici che parlano, anche con grande competenza, di digitalizzazione, certificazioni digitali, internet al servizio di famiglie e imprese, e così via, si fermano sempre un po’ imbarazzati quando arrivano al nodo ultimo: se certe cose le può fare un soiftware – è evidente – non serve più pagare lo stipendio alll’uomo – cittadino e lavoratore – che le faceva prima. Uno dei relatori, oggi, raccontava un caso interessante e che arrivava dal nord Italia: quando si applicarono dei sensori ai cassoni dell’immondizia, per fare in modo che essi segnalassero alla centrale quando erano pieni così da risparmiare lavoro e benzina dei camion della municipalizzata, furono i sindacati a distruggerli. Un luddismo senza logica e fuori tempo massimo, certo, ma che ben dimostra come cambiare le cose sia difficile. E fa naturalmente rabbia pensare (come ha ricordato uno dei relatori che non fa il politico) che gli operai andranno in pensione più tardi, per aiutare coi loro contributi i pubblici dipendenti che saranno invece prepensionati.
Già. Perchè anche oggi, ogni volta che arrivavamo all’osso della questione, i politici presenti non arrivavano ad ammettere che digitalizzando digitalizzando, tanti dipendenti pubblici non avrebbero più motivo per essere tali. Perchè loro, in quel fiume di dipendenti pubblici che è da sempre la nostra bellissima capitale, ci vivono, magari da legislature, e spesso i loro bacini elettorali sono in aree del paese in cui il pubblico impiego (pletorico, sovrabbondante, che non usa il computer ma preferisce il fax, e via denigrando) è il grosso dell’economia locale, e magari dell’elettorato.
E insomma, poi a un certo punto il convegno finisce. A Roma finalmente c’è un po’ d’aria e il cielo è luminoso. E in giro, assieme al fiume di turisti, c’è il solito codazzo di autoblu ovunque, di gente vestita di scuro che ne aspetta altra, dai ministeri escono gli ultimi attardati, gli altri se ne sono andati tanto tanto prima. E si capisce meglio che Boeri ha ragione da vendere, e quello che scrive su La Voce è una bellissima base per un programma di un governo democraticamente eletto, che sfida il paese e la sua voglia di innovazione dove c’è. Ma da chi è piovuto a Roma come Monti e il suo governo all’improvviso, sarebbe stato davvero difficile aspettarsi di più.
E naturalmente, anche loro, quando facevano solo gli economisti facevano conti più secchi, sulla base di principi più equi. Poi sono arrivato nel palazzo della capitale: uscieri, autisti, uscieri, portaborse, segretari, marescialli, stenografi, consiglieri, consulenti, scribacchini, ragionieri, ragionieri centrali e periferici, quello che mette la sirena sulla macchina, quello che la toglie, quello che apre la porta, quello che la chiude, quello che metta la prima, la seconda, la terza, la sesta firma, e molti altri.
E anche loro, come tutti e senza aver alle spalle un paese che li aveva votati, han fatto quello che han potuto.