Aquí Madrid – Tertulias y cafésTroika in salsa spagnola

C’erano ridicoli sorrisi la scorsa settimana sul volto computo di Alberto Fabra, presidente della Generalitat valenciana. Lui inaugurava una dispendiosa statua dalla forma di un grosso aeroplano, l...

C’erano ridicoli sorrisi la scorsa settimana sul volto computo di Alberto Fabra, presidente della Generalitat valenciana. Lui inaugurava una dispendiosa statua dalla forma di un grosso aeroplano, là dove i voli non atterrano da oltre due anni.
L’aeroporto di Castellón, l’elefante bianco da 300 mila euro al mese, ha messo in ginocchio le casse di risparmio di Valencia, l’economica e la finanza pubblica.
Ma si sa, in una struttura nata sotto il segno della megalomania e della speculazione, una statua formato gigante non è che la punta di un iceberg.
Quando il 20 luglio – ribattezzato dagli spagnolo venerdì nero – il governo regionale di Valencia chiedeva gli aiuti finanziari a Madrid per adempiere ai sui debiti, le risate, di colpo, sono venute meno.
Valencia -17 anni sotto l’egemonia del Partito popular di Mariano Rajoy – tra scandali, corruzioni e speculazioni edilizie, ha aperto le casse del Tesoro è ha trovato solo ragnatele: 20.700 miliardi di buco in bilancio, 8.100 nel 2012 e 2.900 da restituire nel secondo semestre dell’anno. Per intenderci:una Grecia iberica.
Che Valencia abbia fatto il suo annuncio mentre i mercati erano ancora aperti, sottolinea solo come il governo di Rajoy sta perdendo il controllo.
I mercati finanziari, che cercano di assimilare da una parte i tagli per 65 miliardi di euro della scorsa settimana e dall’altra parte la fumata bianca dell’Eurogruppo sui 100 miliardi di aiuti per ricapitalizzare le banche iberiche, sono stati colti alla sprovvista, portando lo spread ai massimi storici.
Ma Valencia è stata solo la prima di una serie a venire. Murcia e Barcellona hanno già detto di voler attingere al fondo di liquidità per le autonomie finanziato da Madrid con 18 miliardi.
E la coda davanti al ministero del Tesoro della capitale rischia di allargarsi. Potrebbero essere almeno otto delle 17 comunidades autónomas a chiedere aiuti d’emergenza.
Basterà il deposito? Secondo alcuni il fondo potrebbe presto rimanere a secco, ma il problema rimane a Madrid che gioca col bastone e la carota sui conti delle regioni.
Rajoy come la cancelliera Merkel: gli aiuti sì ma a cambio di tagli a sanità, educazione e servizi sociali che portano al lastrico le già malconce comunità. E a una continua ingerenza del governo centrale.
Insomma, una troika in salsa spagnola.

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