Fermi con le maniVoto ad personam, un affare tutto italiano

Il primo a capirlo fu Berlusconi; poi anche Beppe Grillo l'ha intuito; il Pd invece, continua a litigare sul suo fantomatico programma ed annuncia (ancora??!!) nuove primarie, ignorando totalmente ...

Il primo a capirlo fu Berlusconi; poi anche Beppe Grillo l’ha intuito; il Pd invece, continua a litigare sul suo fantomatico programma ed annuncia (ancora??!!) nuove primarie, ignorando totalmente il problema. Di cosa sto parlando? Che in Italia, gli ITALIANI (perchè diciamolo..è colpa nostra in fondo), non votano un partito, non votano un programma o men che meno un ideale, ma esprimono la loro preferenza basandosi sulla simpatia o l’antipatia verso una persona, e gli ultimi eventi pare ci diano ragione.

Dopo le dimissioni e l’annuncio di non volersi ricandidare più infatti, Berlusconi è tornato sui suoi passi e dovrebbe guidare nuovamente la coalizione di centro-destra alle prossime elezioni politiche. Il motivo di questa nuova ridiscesa in campo non trova spiegazione solo nella fallimentare esperienza Alfano, ma anche in un dato allarmante: senza Berlusconi il Pdl è sotto la soglia del 20%, con Berlusconi rischia di tornare ad essere il primo partito nazionale (si avete letto bene!). Cosa significa tutto ciò? Che gli italiani non hanno assolutamente idea di quale sia l’idea politica di fondo del Pdl, non lo votano perchè affascinati dalle teorie liberiste o per qualche altro motivo: semplicemente si fidano di una persona, a prescindere da quello che lo stesso propone o rappresenta.

Non è forse un caso poi, che i voti “rubati” al Pdl senza Berlusconi, finiscano in buona parte al Movimento 5 Stelle di Grillo, l’altro grande partito (mi permetterà il buon Beppe l’uso del termine) che si base esclusivamente su di una grande personalità, appunto quella dell’ex comico genovese.

I sondaggi divengono quindi causa, e no effetto di scelte politiche, come nelle normali democrazie. Un dato raccapricciante, che ci spiattella però in bella vista, quanto effettivamente i nostri governanti siano attaccati più alla poltrona che al bene comune.

Un pò diverse le realtà nei partiti più piccoli invece, dove Casini e Vendola continuano a macinare voti più che sulla base delle loro personalità (sicuramente rilevanti), grazie alle ideologie di cui si fanno portatori: il cattolicesimo da un lato (peculiare che l’unica grande ideologia politica italiana sia una religione), il comunismo o sarebbe meglio dire post comunismo dall’altro.

E il Pd in tutto questo? Anche qui il partito di Bersani( ma anche di Bindi, Fassino, Renzi, Chiamparino, D’Alema, Marino, insomma di tutti e di nessuno) non mostra sicurezza e si divide tra la ricerca di una leadership forte e la realizzazione di un programma condiviso. In realtà anche il centro-sinistra ha, negli anni, goduto della peculiarità italiana del voto ad personam, in particolare quando ha scelto di candidare vittoriosamente Romano Prodi. Adesso, la nuova formazione creata dalle ceneri della Quercia vorrebbe andare avanti e fare una politica nuova, molto lontana dalle abitudini italiane e, per questo a mio avviso, poco realizzabile. Ne danno prova, le diverse correnti che nascono ogni giorno e le varie batoste elettorali di questi ultimi anni. Se il ruolo di candidato premier sarà certamente scelto con ulteriori (ed inappellabili) primarie, più ardua pare la redazione del programma. In particolare è nata negli ultimi mesi una lotta intestina tra laici e (colpo di scena spuntano pure qui!) cattolici dagli esiti oggettivamente incerti e preoccupanti. Una guerra che, se è vero che gli italiani votano la persona e no il programma, è praticamente inutile se non controproducente.

Cosa aspettarsi allora dalle prossime elezioni? Nuovamente un voto ad personam o un voto più maturo e ponderato? Non mi meraviglierei che, nel Porcellum bis che si appresta a creare il Parlamento nei prossimi mesi, non vengano direttamente soppresse le preferenze dei partiti in favore di quelle personali; un modo ulteriore di sublimare un’anomalia tutta italiana.

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