Si è vero sono nato a Napoli ma ho passato la maggior parte della mia vita a Mesagne, dalle scuole elementari al liceo, fino a tutti i Natali e le estati da universitario prima, a disoccupato/praticante/stagista poi. In tutti questi anni, a memoria, non mi ricordo nessun accenno su Mesagne in qualsiasi quotidiano o telegiornale nazionale. Dopo le vicende di mafia locale che avevano dato a Mesagne una pessima notorietà nei primi anni ’90 infatti, la situazione si è andata man mano stabilizzandosi, e Mesagne è diventata un normale paese del Sud, con i suoi problemi fatti di criminalità e povertà certo, ma anche con i suoi pregi, con il suo centro storico, con i suoi prodotti agricoli, con le sue bellezze naturali. Una piccola città del Sud come tante altre, un micro cosmo a pochi passi da Brindisi e Lecce.
Eppure, da qualche mese a questa parte, Mesagne, è salita agli onori della cronaca purtroppo per episodi tutt’altro che piacevoli. Inutile dire che il riferimento maggiore è all’attentato alla scuola di Brindisi Morvillo-Falcone dove ha perso la vita la piccola Melissa Bassi.
In quell’occasione, una mandria di Saviani travestiti da Giurato e un’orda di Giurati travestiti da Saviano hanno parlato e sparlato di Mesagne, dipingendola come una riedizione della Corleone del “Padrino”, come una terra buona solo a dar natali a criminali e omertosi, come una città marcia da cui non potrebbe uscire niente di buono. Queste le parole di quei signori a poche ore dall’attentato, quando la matrice ritenuta più plausibile era quella mafiosa. Sappiamo alla fine, che non era così; chissà se l’hanno saputo anche quei signori.
Non solo Mesagne, ma la Puglia tutta ha avuto tanti, molti problemi in questi mesi: dall’omicidio di Avetrana alle ultime preoccupanti vicende riguardanti l’Ilva di Taranto, passando per il caos della sanità pugliese. Un quadro oggettivamente angosciante, acuito anche dalla solita veemenza che la stampa ci mette in queste occasioni, mai generosa o clemente con le realtà del Sud (non vi dico con quella napoletana poi…).
Eppure, proprio quando sembrava raggiunto il fondo, ecco un pò di speranza, un pò di luce che arriva dal riflesso di una medaglia, e che medaglia! Una medaglia d’oro, conquistata nei giochi olimpidi di Londra da un mesagnese, Carlo Molfetta, in quella che ormai è diventata una specialità pugliese più delle orecchiette con le rape, il taekwondo.
Lo sport sicuramente non può risollevare le sorti di una città e sarebbe ingannevole ritenere che adesso, dopo questo grandissimo risultato, il peggio sia passato; non è così, ci sono ancora tanti problemi che devono essere risolti; ma è pur sempre un’opportunità questa che Mesagne ha per far vedere il suo volto migliore, per riprendersi quella dignità che in molti hanno cercato faziosamente e prematuramente di distruggerle l’indomani dell’attentato.
Certo, non è tutto oro quello che luccica, ma questa volta, per fortuna, è proprio oro! Complimenti Carlo!