Oggi Alberto Crepaldi su questo quotidiano rimane piacevolmente stupito dalle 11.000 adesioni raccolte in questi giorni da Fermare il Declino, il manifesto per una nuova forza politica lanciato da Oscar Giannino, Luigi Zingales, Alessandro De Nicola, dall’IBL e dai redattori di nFA.
Più di 11.000 persone hanno firmato il manifesto di Oscar Giannino. Il numero enorme di adesioni a fermareildeclino, ottenute in pochi giorni, è già un primo notevole successo per i promotori dell’iniziativa. Conseguito nonostante la cappa di caldo che ci sta stremando. Nonostante il pessimismo dilagante. Nonostante l’apatia che genera un tremebondo e sempre più asfittico dibattito politico. Nonostante l’allergia, per utilizzare un eufemismo, che i nostri concittadini manifestano da tempo verso l’impegno politico. Nonostante si tratti di un progetto che non nasce dal basso. Nonostante nel manifesto non si parli di destra, né di sinistra, né di centro.
Ho l’impressione che Crepaldi stia sopravvalutando il numero riportato.
Più di diecimila persone non sono briciole. O no? Andiamo a vedere i numeri “di partenza”. La pagina Facebook di noiseFromAmerika ha più di 1300 fan, quella di Chicago Blog 4271, quella dell’Istituto Bruno Leoni 5900.
Anche ipotizzando che i membri di nFA e Chicago siano contemporaneamente membri di IBL (e quindi considerando lo scenario a diffusione minima) le adesioni a Fermare il Declino sono circa il doppio dei fan di IBL. Un obbiettivo facilmente raggiungibile su un social network, che può sembrare ad un primo sguardo notevole, ma in realtà altro non è che un punto di partenza. Crepaldi si sbaglia: 11000 adesioni sono pochissime, soprattutto per un movimento con aspirazioni nazionali.
Il che non è un problema, nel senso che sarebbe stato ingenuo aspettarsi di più da una semplice dichiarazione d’intenti. è però opportuno rendersi conto che, ora come ora, le adesioni a questo appello probabilmente coincidono in gran parte con chi già leggeva gli autori dell’appello stesso e che quindi i “nuovi” aderenti sono pochissimi.
Non è un “risveglio” collettivo, quindi, ma una presa di posizione circoscritta, a cui deve ancora seguire una eventuale risposta dell’opinione pubblica.