“Da mesi, con un ritmo sfiancante, i quotidiani, e le testate online che vivono di notizie “copia e incolla” e rimbalzano le falsità, insultano, diffamano, spargono menzogne, inventano fatti, creano dissidi inesistenti, diffondono odio su di me e sul movimento”.
No, quella che state leggendo non è l’ultima delirante affermazione di un Berlusconi alle prese con gli “attacchi dei giornali comunisti”. Chi scrive è Beppe Grillo, che accusa la stampa di compiere un attacco concentrico nei confronti suoi e del Movimento 5 stelle. Non mi sto sbagliando: non è Berlusconi, è proprio Grillo e sentenzia che dopo la vittoria di Parma “l’informazione italiana ha un solo bersaglio, il M5S”, il suo movimento. E l’aggettivo “suo” non potrebbe essere più azzeccato: il Movimento 5 stelle è e resta “un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”, come recita lo Statuto del partito. Padre e padrone della sua creatura politica, proprio come un imprenditore di nostra conoscenza.
Sarà necessario interrogarsi sulle somiglianze sempre più frequenti e inquietanti tra gli atteggiamenti del fondatore di Forza Italia e quelli del comico genovese, soprattutto in vista delle prossime elezioni, quando il Movimento 5 stelle tenterà di entrare in parlamento.
Se è vero che il M5S è nato con lo scopo di ripristinare la democrazia in questo Paese e di far arrivare la voce dei cittadini all’interno delle Istituzioni, non possono che suscitare sconcerto le violente tirate del “paladino della democrazia” contro il fondamentale dei diritti repubblicani: il diritto alla critica. Grillo ne ha una concezione distorta, unidirezionale, che possiamo riassumere nel “puoi attaccare gli altri, ma guai a te se ti azzardi ad aprire bocca sul (mio) movimento”. Ne è l’ennesima prova la sua ultima esternazione, seguita a una notizia di ieri. Ecco la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che ha scatenato l’ira del nostro “Savonarola”: un consigliere regionale del M5S avrebbe pagato per avere spazio in televisione. Un giornale, apriti cielo, ha osato confessare l’inconfessabile: anche i grillini in fondo sono uomini, e come tali possono fare passi falsi.
Di fronte a questa notizia, un leader politico sano avrebbe fatto subito ammenda e autocritica, per evitare che errori di questo tipo si ripetano in futuro. Grillo, invece, non solo è andato dritto per la sua strada, ma ha pure attaccato la stampa, colpevole di aver gettato luce sugli “errori” del Movimento. E non contiamo il fatto che – e qui sta il ridicolo – non ha nessun senso attaccare la stampa perché gli “ritorce contro” lo stesso sistema (cioè denunciare che qualcosa non va) che lui usa con i suoi avversari politici.
La sensazione è che Grillo, a furia di attaccare l’attuale classe politica italiana, ne stia lentamente apprendendo i vizi. Uno su tutti, l’incapacità totale di fare autocritica e di riconoscere i problemi quando vengono sollevati, che si tratti di soldi dati a un giornalista per avere spazio o che si tratti di espulsioni immotivate dal M5S. Quando si vuole entrare nel gioco democratico e fare politica non si possono pretendere trattamenti di favore: il comico genovese e il suo partito non godono di un lasciapassare che li esuli dalla lente d’ingrandimento della stampa o che li renda immuni dalle critiche.
E se crediamo che sia possibile parlare di democrazia per poi sconfessarne i principi lanciando strali contro la libertà di critica, stiamo sbagliando strada. Di questo passo non è escluso che il prossimo “editto bulgaro” sia 2.0, lanciato via web e scritto con un software open-source.
GIORGIO MANTOAN
per Wilditaly.net