A mente freddaLa Juventus ovviamente ha rubato, come si può affermare il contrario?

Dopo la partita appena conclusa non si può pensare il contrario, pena essere derisi. Qualche tifoso napoletano, in preda a un riflesso condizionato evidentemente duro ad essere domato dalla raziona...

Dopo la partita appena conclusa non si può pensare il contrario, pena essere derisi. Qualche tifoso napoletano, in preda a un riflesso condizionato evidentemente duro ad essere domato dalla razionalità e dalla memoria storica, ha anche tirato in ballo uno dei principali artefici del suo secondo scudetto per giustificare l’andamento della partita.

Resta da chiedersi per quale ragione una dirigenza dovrebbe consapevolmente muovere un dito (ché “rubare” ed “essere ladri” non significa “vincere immeritatamente”, ma ben altro) per un trofeo per cui nessuno ha alcun interesse, invece di concentrarsi sul bersaglio grosso.

E resta da chiarire perché una FIGC che in questo momento è con tale dirigenza ai ferri corti debba lasciar fare così, senza un perché, soprattutto a scapito di una squadra che in questi ultimi anni ha acquisito un’influenza politica adeguata all’influenza economica del suo azionista di riferimento.

Resta, in generale, ancora da chiarire come mai sia così facile addossare su una squadra (sempre quella su cui si è sviluppato, in proposito, un sentire comune assai consolidato in materia) le responsabilità della finora e nel caso specifico presunta (ché quello che ha fatto o detto Pandev, non il barone Liedholm, resta da chiarire) incapacità degli arbitri, nonostante il fatto che, come ho detto, assumere con questa disinvoltura il dolo da parte della Juve per la vittoria di ciò che per i campioni d’Italia è un incontro a un livello appena superiore a un’amichevole richieda o la piena ammissione della stupidità dei dirigenti bianconeri, o la piena ammissione della propria.

Resta, infine, da chiarire perché nel valutare le posizioni che esprimo si considera rilevante la mia simpatia per la Juventus, senza considerare che si tratta di riflessioni critiche, fondate su strumenti di analisi testuale e di indagine socio-culturale che io (certamente; meno certamente altri interlocutori che fanno altri mestieri) domino e quindi applico a ogni cosa che dico o scrivo; riflessioni critiche che varrebbero di fronte a ogni squadra e che possono essere discusse e contraddette da prese di posizione dello stesso livello, non certo dall’assunzione che una persona, in quanto antijuventina, possa abdicare alle proprie capacità di giudizio senza sentirsi colpevole. Un atteggiamento del genere ha condotto, ho già avuto modo di argomentare, a uno dei più grandi disastri nella storia del calcio italiano (gli effetti degli interventi atti a modificare “un clima diffuso” di sospetto verso la squadra più forte sono evidenti nel nostro ranking e nella qualità di gioco che si vede sui nostri campi). Una simile legittimazione della scelta di abdicare all’uso dell’intelligenza, trasferita in altri ambiti, ci ha portato alla stagione politica da cui stiamo ora cercando faticosamente di uscire.

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