Ora ci provano loro ad intraprendere l’impresa dell’unione economica, sebbene si guarderanno bene da progetti azzardati di unioni monetarie e fiscali impossibili sia per tradizione che per competitività limitata con il dollaro di cui quasi tutti i paesi dell’area sono dipendenti ed anche se non si vedono all’orizzonte novelli De Gasperi, Adenauer e Schuman, le idee sono molto chiare e l’esempio europeo insegna molte cose.
«Il Mercosur è la quinta potenza mondiale economica dietro Usa, Cina, India e Giappone e tra le prime come produzione energetica ed alimentare», ha detto Dilma Rousseff al termine del summit fra i diversi paesi e della firma del protocollo di Brasilia che accoglie definitivamente il Venezuela come nuovo membro della comunità di libero scambio, formata da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, dopo anni di inviti, analisi e polemiche.
Quella che nasce in questi giorni è un’unione economica che vanta un PIL di 3.300 miliardi di dollari, con 270 milioni di abitanti ed il 70% della popolazione sudamericana. Ma soprattutto è l’unione fra paesi che possono vantare un tasso di crescita perfettamente in linea con l’area latinoamericana (+4,4% nel 2011 e + 3,5% per quest’anno) e sebbene le previsioni siano ovunque al ribasso, tutti i cinque paesi vedranno un incremento intorno al 3% del PIL quest’anno.
Il Mercosur esiste sin dal 1991, come area a libera circolazione di merci, servizi e fattori di produzione, con abbattimento delle tasse doganali fra i paesi ed istituzione di una tariffa esterna comune fra tutti gli stati oltre all’adozione di una politica commerciale comune ed all’armonizzazione di legislazioni ed istituzioni per rafforzare il processo di integrazione fra i paesi, con la possibilità di libera circolazione dei cittadini e di un fondo speciale di prestito e garanzia, il Banco del Sur, che agisce altresì ente finanziatore di infrastrutture regionali e di progetti di imprese pubbliche e private ed un capitale iniziale di 20mila milioni di dollari.
Ora però, al di là dei complimenti di economisti e premi Nobel e di timori di egoismi nazionalisti, la decisione di allargare il Mercosur è sicuramente una grande mossa difensiva contro la crisi dell’UE che rischia di travolgere anche gli Usa, con l’intenzione di conservare la propria autonomia senza stare al gioco delle grandi organizzazioni finanziarie, tipo FMI o agenzie di rating, con cui non hanno mai avuto un buon rapporto
Ovviamente i vantaggi più grandi sono soprattutto per Venezuela ed Argentina, entrambe costrette ad affrontare una galoppante inflazione di molto superiore al 10% che rischia di falsare molti dei risultati economici ottenuti dai due paesi negli ultimi anni e la situazione anche diplomatica e politica fra i paesi non è più rosee se si considera che il Venezuela è sempre nell’occhio del ciclone per l’incognita Chavez e che il Paraguay è stato sospeso per la poco chiara destituzione del presidente eletto Fernando Lugo con immediato subentro del vicepresidente Franco.
Questo sarà anche il miglior modo per affrontare, non passivamente ma con le giuste contropartite commerciali e finanziarie, la crescita e la relativa invasione del partner-concorrente cinese che non a caso lo scorso giugno ha proposto negoziati per un accordo di libero scambio ed un’alleanza strategica con la comunità degli stati, cosa in cui già si sono mossi in passato paesi come India, Messico, Egitto e paesi dell’area araba ed in cui Usa ed UE sono ancora colpevolmente in ritardo.
Tutti però non potranno fare a meno di un gigante che oggi più di qualche mese fa, può vantare un grande potenziale di produzione e distribuzione petrolifera, un bacino eccellente per investimenti in numerosi nel settore industriale ed agricolo ed una forte propensione alla crescita nelle nuove tecnologie e nelle fonti alternativa. Meglio che l’Europa si svegli, invece di continuare a ciarlare inutilmente di salvezza dell’euro e di pacchetti di crescita, senza guardare fuori del proprio cortile.